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giovedì 26 dicembre 2013

UNO DEI TANTI PADRI DELLA REPUBBLICA

E dopo Degasperi, passiamo a VITTORIO EMANUELE ORLANDO

Parlare di Vittorio Emanuele Orlando non è facile. La sua bibliografia è interminabile.
Figura di spicco dell'Italia senza coscienza , dei compromessi parlamentari, della consorteria di Montecitorio,  quella in poche parole liberale , intraprende la strada dell'oblio sotto il governo di Mussolini per riapparire a guerra oramai terminata, nel 1944, dando il suo sporco contributo alla nascita della Repubblica italiana.
Oggi noi vorremmo concentrarci , grazie ad un volume in nostro possesso, sulla sua carica di rappresentante a Parigi della nostra Madre Patria , di colei che ha pianto i suoi 650 mila figli caduti  per l'Amor suo, per donare un avvenire glorioso al proprio Popolo.
"Nel novembre 1918, al termine della "Grande guerra", Orlando, ormai noto come il "Presidente della vittoria", cerca di promuovere l'affermazione degli interessi italiani nella ricostruzione del sistema politico europeo seguita al conflitto. A partire dal gennaio 1919, egli guida la delegazione italiana alla Conferenza di pace di Parigi [...]"
Con queste parole, il sito del Parlamento italiano , descrive la sua figura di presidente del Consiglio nelle ore tragiche della Conferenza di pace.
La Storia, tuttavia, è di tutt'altro avviso e la Verità apre le proprie ali per innalzarsi verso il cielo e mostrare tutta la sua bellezza , da decenni infangata dai prezzolati storici , crumiri dell'educazione nazionale.
Lo scritto che riporteremo è tratto dal primo volume:
STORIA DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA di Roberto Farinacci ["CREMONA NUOVA", 1937].
Prima però, vorremmo incidere sul marmo della memoria , l' "involontario" epitaffio di questo signorotto, personaggio di primo piano dell'Italia infeconda e vigliacca  , deputato della Consulta Nazionale italiana prima, e della Costituente poi, apparso su "L’Ora" del 28 luglio 1925:
Se per mafia, infatti, si intende il senso dell’onore portato fino all’esagerazione, l’insofferenza contro ogni prepotenza e sopraffazione, portata sino al parossismo, la generosità che fronteggia il forte ma induge al debole, la fedeltà alle amicizie, più forte di tutto, anche della morte; se per mafia s’intendono questi sentimenti, e questi atteggiamenti, sia pure con i loro eccessi, allora in tal senso si tratta di contrassegni individuali dell’anima siciliana, e mafioso mi dichiaro io e sono fiero di esserlo“.  [ Intervento di Orlando al cinema Diana di via Ruggero Settimo] 
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 ROBERTO FARINACCI SULLA FIGURA DI S.E. ORLANDO


Orlando, che era stato il patrono di tutti i neutralisti e il garante della loro libertà, era anche un eloquentissimo avvocato degli accomodamenti parlamentari e il rettore delle passioni e dei problemi che non sentiva e non aveva inteso, e doveva guidare e risolvere . Era l'uomo politico più irresoluto e verboso che in quei tempi così drammatici avesse l'Italia al suo comando.
Come tale, egli viveva con tutto il suo vigore e con pieno respiro, siccome un attore illustre e felice, nel vecchio parlamento pre-bellico, dove le parole non convenivano ai fatti e i pensieri alle parole, dove la scena richiedeva periodi sonanti e condecenti per coprire il cinismo o l'ignoranza o le pratiche miserabili dei consorti di tutti i partiti. E i consorti odiavano le decisioni risolute e scherzavano con le idee sorridendo alle passioni, e tenevano per supremo scopo di vita il proprio dominio sul Parlamento, ch'era stato sempre il Comitato supremo dell'amministrazione piccolo-borghese, nemica delle grandi idee e delle imprese nobili e ardite.
Subito dopo l'armistizio , per il quale il Governo italiano aveva concesso agli alleati di sostituirsi alla nostra autorità in tutti i paesi dell'Impero distrutto e di fermare il nostro esercito come indegno della vittoria ch'esso aveva conquistato per tutti, S.E. Orlando avrebbe potuto indire le elezioni, raccogliere gl'Italiani concordi intorno al nuovo Governo, sul programma della pace da concludere, sul piano italiano della pace.
S.E. Vittorio Emanuele Orlando, grande giurista del diritto pubblico, non doveva, non poteva ignorare che la Camera vecchia era senza autorità, già consunta dagli anni della guerra, già distrutta dalla sua stessa o spudorata o dissimulata opposizione alla guerra.
Così, con delittuosa violenza, e con sovrumana insipienza S.E. Vittorio Emanuele Orlando si accinse a dirigere le sorti della Patria senza l'aiuto dei combattenti e senza le esperienze e l'anima della guerra; distrusse l'atout formidabile di quelle nuove energie che l'Italia nuova pur offriva al governo della Patria; si assunse il compito, questo retore del parlamentarismo, di dominare da solo una realtà più grande di lui, a lui ed ai sui invisa e straniera. L'onorevole Orlando non sciolse il Parlamento: la guerra era stata un male, il vecchio Parlamento era l'ideale Parlamento a por rimedio a quel male.
In queste condizioni il Capo del Governo portò a Parigi non l'autorità solenne del popolo vittorioso e la volontà giusta e generosa di una civiltà risorta che aveva donato al mondo delle Nazioni un altro trionfo, ma la coscienza della nostra antica miseria e inferiorità. Portò le contraddizioni verbali fra una pace wilsoniana, illuministica, mitologica, ed una pace storica e veramente duratura, come quella che avrebbe obbedito al principio della giustizia distributiva, che dà a ciascuno il suo, secondo i meriti e il valore e le garanzie obbiettivamente offerte e documentate. Portò infine la sostanziale vacuità retorica e la superficiale furbizia già in uso, splendidamente, nella Camera italiana dei deputati.
[…]
Orlando offrì invece ai potenti la sua sottomissione compiacente, confermò le prove della sua umiltà , offerse i titoli della sua ingenuità di uomo, accomodante e querulo , e disarmò la Patria. Egli era entrato nel Congresso dei Dieci senza esperienza di popoli, di uomini e di problemi, senza passioni e senza idee. Già mancava ai parlamentari italiani, nonché la conoscenza, sì l'animo di una visione mondiale della politica delle Nazioni.
Avevamo regalato – considerare la cosa da un punto di vista strettamente diplomatico – la nostra neutralità nel 1914; avevamo negoziato infelicemente nel 1915 il nostro intervento, trascurando le clausole precise e concrete per l'Oriente e per le Colonie, per gli aiuti finanziari ed economici; avevamo regalato , senza discutere , i nostri soccorsi contro la Bulgaria; avevamo sostituito la Russia contro l'Austria, senza definire i nuovi obblighi degli alleati, secondo lo spirito e la lettera del patto di Londra, che pure obbligava ka Russia a mantenere un minimo di forze contro il comune nemico ; avevamo distrutto l'Impero di Austria, che il patto di Londra , prevedeva ancor vivo e vegeto per il giorno della pace.
[…]
Ora Francia e Inghilterra ostentavano il fastidio del padrone che non ha più bisogno del servo. Orlando riconosceva tale padronanza , non osava discutere le parole e le pretese dei signori, sperava tutto dalla propria riguardosa sottomissione , quasi che le decisioni della Conferenza, le più inique e le più assurde , potessero escludere l'Italia da ogni loro funesta conseguenza, come la venivano escludendo da una gusta compartecipazione alla difesa e al progresso della comune civiltà europea , in ogni parte della terra.
Orlando era tollerato perché si faceva tollerare.







lunedì 26 agosto 2013

VITE "A PERDERE" ?

Foto tratta da Tg 24 Siria (pagina Facebook)

Gli ispettori dell'Onu caduti nell'imboscata di oggi sono attori di prim'ordine o semplici comparse ? Sono a conoscenza del piano militar-mediatico in atto in Siria o sono inermi spettatori ?
Sono vite "a perdere" per il burattinaio imperialista?





martedì 20 agosto 2013

"MORS TUA , VITA MEA"





Lo scribacchino ecclesiastico, Alcide Degasperi, nasce il 3 aprile 1881 a Pieve Tesino.
La sua esistenza giovanile non lascia segni nella storia d'Italia. "Austriacante" per convenienza, cattolico per passione economica, Alcide è il classico esempio di quell'italyota che per decenni ha vegetato nel pantano intriso di sangue dei nostri Eroi patrioti, differenziandosi da altre “mignatte” per la sua spassosa soggezione all' istituto -di credito- della Chiesa
In una Terra come l'Italia dove ogni città dedica una via all'irredento Cesare Battisti, la figura di Degasperi andrebbe cancellata per sempre, lasciata alle spalle con malinconica rassegnazione – non si piange sulle disgrazie – e “sommersa” dai corpi degli Italiani caduti con il cuore rivolto verso il sacro Tricolore.
Ma questa Terra è divenuta dopo la seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24/25 luglio 1943, terra di predoni e sciacalli , i quali, conoscono le regole dell'Uomo e sanno che la Storia deve essere, in un certo qual modo, bilanciata. Costretti a ricordare Cesare Battisti -la sua figura non reca danno al Giudaismo internazionale – per poter “sanificare” il Degasperi e gli uomini della sua stessa bassezza morale . Un boccone amaro tutto sommato digeribile per vigliacchi del loro rango.
Non ricordare Battisti avrebbe, difatti, dato la possibilità agli Storici – se mai ne esistessero ancora – di indagare a fondo nella nefanda esistenza trascorsa sotto la protezione della Banca Vaticana -alias Vaticano- , del 'nostro' Degasperi, padre della 'fasulla' Costituzione italiana e dell'Europa delle Lobby.
Portare luce sul giovane Degasperi è impresa ardua . E' talmente nascosta negli anfratti della Storia italiana che il Sole prova una invincibile ripugnanza a 'lanciare' i suoi gioiosi raggi in tali tortuosi recessi. Ci vogliamo occupare dei suoi “primi anni” di vita politica perché sarebbe fin troppo semplice disquisire sulla sua fuga nelle “polverose” biblioteche vaticane durante il Regime.
La nostra ricerca quindi si spinge sin al 1909.
Si trovano labili tracce di uno strano scontro 'ideologico' nelle varie biografie del mancato insottanato.
Questo “scontro” sarebbe avvenuto tra il Degasperi (direttore de Trentino -già Voce Cattolica-) e il Mussolini (Il Popolo), quest'ultimo additato da tutte le varie fonti, come socialista anticlericale, dando così per scontato al superficiale lettore che l'intera colpa del diverbio sia del futuro Duce d'Italia.
La realtà, come spesso accade, è diversa da come viene raccontata da chi è sopravvissuto e ha goduto dei benefici della morte altrui. Mors tua , vita mea !
Diamo quindi ora spazio agli articoli, da noi reperiti, del socialista anticlericale quasi demoniaco Benito Mussolini. In un processo, dopo tutto, le parti da ascoltare sono sempre due: persino in un Paese dove la democrazia è solamente una maschera di cera...
Attenti quindi al calore emanato dai nostri riflettori: potrebbero molto presto mostrare il vostro vero volto !


NOTE:
Il Popolo, giornale socialista di Trento. Direttore e proprietario Cesare Battisti Il 2 agosto 1909, Benito Mussolini è nominato redattore capo di questo giornale.


Il Trentino, già La Voce cattolica, organo del partito Trentino, diretto dal dott. Alcide De Gasperi. Nel giornale collaborano diversi sacerdoti.


Articolo 1
http://www.scribd.com/doc/161594375/PERCHE-CI-ORGANIZZIAMO


Articolo2
http://www.scribd.com/doc/161594866/i-Giornalisti-Clericali-Spie
- ai signori dell’organo clericale e alla loro lunga « soffiata da spie » che dimostra com’essi avrebbero seguito la migliore carriera entrando nelle questure del vicino nonché bello italo regno.
- Che cosa ha voluto lo scribivendolo clericale col suo lungo sproloquio?


Articolo3
http://www.scribd.com/doc/161595009/Il-Vilissimo-Mestiere
- a Trento, ci sono i « vilissimi » mestieranti del giornalismo che hanno un cuore avvelenato dall’odio settario e un cervello senza fosforo. Ci sono gli ignobili scriba che non hanno il coraggio di sostenere e difendere l’opera della loro penna venduta.


- Voglio solo documentare l’ignominia dei « vilissimi mestieranti » del giornalismo clericale.


-Torna il Degasperi, direttore del giornale. C’è un vice-direttore insottanato ed un vagellante sgrammaticato. Nessuno di costoro assume la paternità del trafiletto diffamatore. Non c’è nessuno che abbia il coraggio civile di gridare : « Signor Battisti ! Voi avete percosso un innocente! L’autore dell’articolo sono io e ne assumo la responsabilità!».


-Il Degasperi, l’uomo della prosa sciatta, asintattica, il superficiale che invoca un orario delle ferrovie austriache per sfuggire a un contradditorio imbarazzante, tace nell’ombra.


-In qualunque redazione i compagni di lavoro dello schiaffeggiato avrebbero fatto atto di solidarietà con lui assumendone anche le difese. Ci sarebbe stata una vertenza cavalleresca, non mai un processo in tribunale.
Qui, invece, si ricorre alla Giustizia per farsi liquidare.... il conto dei propri dolori con una somma di 50 corone.


-Come non chiamare « mestieranti » i « poveri » Gadler, Spoleta, Degasperi, Chelodi, pennivendoli senza idee e uomini senza coraggio?
O banditi nella macchia nera del giornalismo clericale : voi siete più dispregevoli dell’assassino che affronta l’ignaro viandante — in pieno giorno — a viso aperto!
Voi aspettate invece la notte; voi colpite nella schiena; voi tentate insozzare col vostro fango le coscienze oneste e quando vi si chiama sulla piattaforma pubblica ad assumere la responsabilità delle vostre azioni, voi scivolate, sfuggite, vi nascondete o vi atteggiate — suprema ipocrisia ! — a vittime !


Articolo 5
http://www.scribd.com/doc/161595117/i-Teneri-Agnellini
- Ben quattro giorni sono occorsi alla cronica stitichezza intellettuale di un Degasperi, per trovare una qualunque miserevole risposta al mio articolo di sabato. E dopo a un cosi lungo periodo di faticosa elaborazione era in diritto di aspettarmi qualche cosa di meglio che quel lassativo comparso nella V. C. di ieri col titolo I violenti *. In quell’articolo c’è tutta la cerebrazione dei redattori del Trentino : Degasperi ha fatto la malacopia, Don Chelodi ha raddrizzato i periodi claudicanti, e soppresse le locuzioni dell’imperial regio lingua italo-austriaca, Don Gentili ha concesso l'imprimatur. Tirate le somme di tutto questo lavoro collettivo, un’esclamazione viene spontanea alle labbra: Che miseria!


- Lo scribivendolo clericale ammette che « nessuno gode il privilegio di fissare preventivamente le forme della lotta.... »


- Ma, prosegue il bolso copista


- Con somma arte gesuitica non si fa il nome di questo giornalista, ma tutti sanno a chi è diretta la frase.


- il « debile » Gadler, sanguinante da una impercettibile graffiatura di pochi millimetri, non potesse, né dovesse assumersi responsabilità alcuna. Ma voi, Degasperi, voi direttore del giornale, dovevate parlare e avete taciuto. Il vostro silenzio è la vostra condanna. Non avete avuto il coraggio di difendere personalmente lo schiaffeggiato, né di solidarizzare moralmente con lui : lo avete messo nelle mani dei giudici. Non parlate di « agitata vita pubblica » quando si tratta di una stupida insinuazione personale; non parlate di vigliaccheria, voi, povero eroe da palcoscenico dell’oratorio clericale !


- un’affermazione falsissima a proposito della mia fedina penale che è netta e non si macchierà mai di quei delitti per cui sono rimasti celebri nelle antiche e nelle recenti cronache molti fra i vostri insottanati.


- Dovremo rassegnarci con un fratesco « grazie » alla vostra diurna campagna di denigrazione personale contro di noi? Oh! magnifica impudenza possibile solo nella terra del Concilio, del Principe Vescovo e di Leo Taxil !


-O teneri agnellini dalle lane morbidette, perché respingete la riforma della sintassi e il rinnovamento della prosa? Fate male, perché avete bisogno dell’una e dell’altro. Un periodo che comincia cosi: «Rispetto alle nuove ingiurie, il posto che occupiamo » ecc. può passare solo in una lettera scritta da un caporale o da un portinaio tirolese — intendiamoci — non italiano d'Italia.


- Tutti i bisognisti che battono allo sportello delle vostre banche o si affollano nei magazzini delle vostre cooperative; gli ipocriti che si curvano dietro le misteriose garrette dei confessionali; i trafficanti che Cristo caccerebbe dai templi; gli arrivisti della torbida politica clericale; i filosofastri che non hanno il coraggio della vita ascetica e tendono al dominio di quelle cose profane che Gesù disprezzò, ecco gli uomini che giurano in verba Degasperi e fanno di un giornale semi-analfabeta l’arma delle loro piccole insidie! O teneri agnellini che « belate » contro la « nostra » violenza, noi vi conosciamo! Sotto il morbido velo voi nascondete il pelo rossastro ed ispido dei lupi. Ma i fatti e l’opera nostra che continueremo senza tregua vi pongono nella debita luce. In noi la violenza è 1’« episodio », in voi è il « sistema » nella vita e nella storia.


Articolo 6
http://www.scribd.com/doc/161595230/Il-Sacro-Ovile
- Ma gli « ignaziani », i seguaci di Loyola rifiutano di combattere ad armi pari : se sono più forti ti schiacciano, se sono più deboli ti calunniano. Vittoriosi, non hanno pietà; vinti, gridano alla sopraffazione, alla violenza !
La scuola di padre Ignazio fiorisce nel Trentino. Alla bassezza strisciante del gesuita, qui s’accoppia l’impudenza di chi comanda. Qui si « osa » essere clericali e non ci sono scrupoli circa l’impiego dei mezzi per conservare la supremazia economica, politica, morale.


- Io non voglio sollevare i centomila metti cubi di letame cattolico. Datemi del sublimato al 100/100.


articolo 9 - Riportato per intero -
http://www.scribd.com/doc/161595446/Dispensierie-di-celebrita
Da II Popolo, N. 2726, 14 giugno 1909, X.
Di Benito Mussolini


DISPENSIERE DI CELEBRITÀ
C’è fra i cittadini di Trento un signore che dirige un giornale, vi depone un « compitino » dopo un’incubazione che varia da un minimo di quattro giorni a un massimo.... indeterminato, e si presenta ai contradditori per..., fuggire. Questo bravo signore ha aggiunto alla sua trinità un quarto attributo : si è proclamato « dispensiere » di celebrità. Ma l’ellenico — oh! quanto! — Alcide è avaro, molto avaro come tutti quelli che vivono in contatto immediato con le banche cattoliche più o meno marmiferate. Egli distribuisce la celebrità, ma per cinque minuti solamente; non uno di più.
Grazie! Grazie!... o preziosissimo Alcide. Per godere i cinque minuti della celebrità che mi offri, io dovrei leggere per cinque minuti la tua prosa. Impossibile! Ci vuole lo stomaco di uno struzzo!


Articolo 13
http://www.scribd.com/doc/161596025/i-Giornalisti-Buffi
- Se io mi chiamassi Alcide Degasperi — dottore non si sa in che cosa — avrei alla Banca Cattolica delle azioni per 5000 corone, godrei di una medaglia di presenza di 10 corone per volta, ritirerei ogni fine di mese un lauto stipendio e a quest’ora preparerei le mie valigie per Roncegno o Campiglio, a rifornire d’ossigeno la mia non ancora esausta carcassa.


- Il cronista della V. C. infiora il racconto di bugie. Egli narra che mancò poco non fossi linciato : la polizia non fa parola di ciò. Si dice che io sono fuggito e tutti mi hanno visto fermo nel cortile. La « fuga prudente » è un sistema degasperiano.


Articolo 14
http://www.scribd.com/doc/161596088/Tenebre-e-Luce
- Quando certi « dottori » nostrani che potrebbero anche chiamarsi Alcide Degasperi, vanno a predicare davanti a povere ignare turbe di contadini che la chiesa è amica e protettrice della coltura e dell’istruzione; quando si afferma che i preti sono teneri [sic] del progresso civile, si cerca di sorprendere furbescamente la buona fede di chi ascolta e non sa. Il Vaticano odierno è identico al Vaticano del secolo XVI. È il covo dell’intolleranza e di una banda di rapinatori.
Articolo 15
http://www.scribd.com/doc/161596141/Il-Grande-Cadavere
- No! Voi lo sapete bene, egregio azionista di Banche cattoliche, che l’inferno è uno spauracchio per gl’imbecilli!
- Credetelo, signor Alcide. I giacobini di Via S. Pietro sono al corrente del movimento religioso contemporaneo quanto voi e i vostri amici con tonaca e senza.
E se è necessario che voi giustifichiate lo stipendio, piuttosto che scrivere articoli su questioni religiose, che dopo tutto interessano un picciol numero di individui, occupatevi di affari bancari che interessano la turba dei vostri clienti e rispondete con cifre e fatti alle cifre e ai fatti esposti dal Popolo riguardanti le vostre speculazioni cattoliche, cristiane... e.... marmifere.
Spogliate il « grande cadavere ».


articolo 16
http://www.scribd.com/doc/161596236/ciccaiuolo
- Che la mia entrata ufficiale nella redazione del Popolo urti i « volksbundisti », gli austriacanti, i papali di Via Romana, si comprende facilmente. Le loro cotenne portano ancora il segno delle mie frustate. Non c’è da meravigliarsi che gli scrittori della V. C. costruiscano anche nel caso attuale il solito edificio di menzogne e di malignazioni.
- E se domani il mio sacco non funziona, non potrò — malgrado la mia entrata al Popolo — ricorrere all’ausilio delle acque montane e permettermi una villeggiatura di due mesi. Questi lussi — pardon! — queste rinuncie, queste penitenze, queste miserie evangeliche sono riservate — ahi dura valle di lacrime! — ai poverelli evangelizzanti del vaticano trentino.


Articolo 18
http://www.scribd.com/doc/161596559/L’IGNOMINIOSA-FUGA-DEL-DR-DEGASPERI-DIRETTORE-DEL-TRENTINO
- Ecco: Che al Vaticano Trentino, giornale, comitato diocesano, segretariato operaio, banca cattolica, banca industriale, libreria e religione siano tutti rami salienti dallo stesso ceppo di affarismo rapinatore e profano è fuor di dubbio. Alcide, per esempio, direttore del giornale, diventa banchiere attraversando un corridoio e sagrestano a piè delle scale.


Articolo 19
- Ieri, mentre fra padroni e operai si discuteva, mentre all’« Andreas Hofer » il Dottor Degasperi catechizzava i suoi « fedelini », alla « Stadtbrauhaus » il compagno Mussolini teneva una conferenza svolgendo il tema : Il socialismo nella storia.


- In quella avanza il Dottor Degasperi non per contraddire — egli dice — ma semplicemente per una dichiarazione. Egli tenta di giustificare l’atteggiamento dei cristiano-sociali nella presente lotta operaia, fa appello alla concordia, gratifica di signori i presenti e di onorevoli i socialisti, ammette che gl’intervenuti sono socialisti quasi tutti e rinuncia a discutere col comp. Mussolini, traendo a pretesto la solita partenza per affari urgentissimi. Potevano essere le tre e minuti. Il treno salvatore parte alle 3 e 15. Fuori una carrozza aspetta Degasperi. I commenti ironici si convertono in una sonorosissima fischiata che saluta la fuga del campione del cristianesimo sociale.
Flor ha quindi la parola. Constata la fuga ignominiosa di Degasperi .
Mussolini deplora che l’orario delle ferrovie austriache abbia un treno che parte da Merano alle 3,15. Dichiara che non dirà nulla sul Degasperi, poiché una fuga così precipitosa è di una grande eloquenza

giovedì 11 aprile 2013

IN GUARDIA







“L’esistenza di una consistente sperequazione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati da Nicastri”
porta la Dia a sequestrare 1,3 miliardi di euro al re dell'Eolico italiano, Vito, elettricista prima, ora imprenditore di Alcamo.
Esulta e si congratula con tutto il suo entourage , il direttore della Dia, Arturo De Felice , sottolineando come questa operazione abbia portato al sequestro di beni più cospicuo della storia d'Italia.
Gli uffici Dia di Palermo, coordinati nelle indagini dalla procura di Trapani e dai magistrati della Direzione antimafia di Palermo hanno voluto stringere il cerchio intorno Matteo Messina Denaro, uno dei 5 maggiori ricercati al mondo. Capo presunto di Cosa Nostra, è latitante da vent'anni. Secondo le indagini, Vito Nicastri è l'uomo di appoggio di Denaro . O meglio, Vito l'elettricista, ha contatti con gli uomini di Denaro perché “non ci si muove in certi contesti e con quei volumi d'affari senza avere contatti o collegamenti”, afferma il direttore della Dia De Felice. E risponde, facendo trapelare l'ebrezza del sogno dorato, a chi gli chiede se ora la cattura del boss trapanese sia più vicina :
“Siamo convinti che una confisca di queste dimensioni toglierà benzina ad una macchina che ora dovrà rallentare...Noi continueremo così, in silenzio e con attenzione ”.
Belle parole le sue, sconnesse però dai fatti.
Andiamo avanti.
Leggiamo con interesse che :
“Scattano così i sigilli per 43 tra società e partecipazioni societarie legate al settore della produzione alternativa dell’energia elettrica, 98 beni immobili fra ville e palazzine, terreni e magazzini, 7 fra autovetture, motocicli e imbarcazioni e 66 cosiddette «disponibilità finanziarie» fra conti correnti, depositi titoli, fondi di investimento e così via”.
L'elenco, non certo corto, non trova fine, difatti si conclude con un 'semplice' così via.
Il cittadino onesto e limpido d'intelletto s'aspetterebbe di leggere che l'elettricista Vito Nicastri sia in attesa di giudizio per reati di mafia dietro ad un anonimo e freddo blindo , vittima delle conte giornaliere delle guardie carcerarie e del menù della casanza .
Niente di tutto ciò.
“In quanto 'Re' sarebbe inaccettabile che varcasse la soglia di un istituto di pena” deve avere pensato il giudice che ha disposto , per Nicastri , la sorveglianza speciale con l'obbligo di dimora nel comune di residenza .
Come spesso accade in Italia, la bilancia della Giustizia è truccata a favore della grande famiglia che la governa: Mafia, Clero, Magistratura, Politica e Giornalismo non sono altro che i rami dello stesso clan affiliato alla plutocrazia apolide.
Chi con la sua azione delittuosa inabissa la propria nazione a favore di interessi transnazionali che tendono a sovvertire l'ordine sociale di una comunità di persone , rende servigio alla più potente e apparentemente imbattibile Stirpe che la Madre Terra abbia mai conosciuto .
***
Il punto da focalizzare, per voi che leggete, deve essere l'ammontare della confisca. Quella stessa cifra decantata come brillante 'conquista' dall'ex questore di Ancora, ora direttore della Dia, De Felice è per noi sinonimo di strazi e dolore per decine di persone.
L'Uomo comune deve presto capire che l'accumulo di ricchezze, soprattutto di queste dimensioni, in poche mani all'interno di un'economia nazionale è indubbiamente il velenoso frutto del furto ai danni della collettività.
Quanti lavoratori e, di conseguenza, quante famiglie sono state rovinate -se non peggio- dalla sleale concorrenza del Nicastri lungo la sua salita al potere?
Mai avremo una risposta esaustiva a questo interrogativo.
L'infausto aspetto , da sempre sottaciuto, è che se un uomo accentra ricchezze dà, a chi lo conosce direttamente e indirettamente, il miraggio del benessere terreno, bagnando il seme dell'invidia in lui, dando così origine al circolo vizioso sul quale appoggia il succitato clan.
Nella lotta alla mafia , insegna il Passato, bisogna colpire prima che si radicalizzi il fenomeno , punendo fieramente ogni atteggiamento ambiguo , distante dall'idea di legalità e di Stato nazionale senza aspettare che il malvivente in questione si arricchisca .
Tra la plutocrazia e la società civile è in corso una guerra e la Mafia è un suo aspetto, tra i più sanguinari e, fors'anche, spettacolari.
Rimanga monito per i posteri che per ogni soldato caduto per la Libertà, il nostro urlo addolorato sale al cielo per l'inestimabile perdita e perché consci che non sarà mai sostituibile ; nel fronte opposto, quello dell'Oro, invece gli uomini sono oggetti a cui non badare almeno finché nella seconda linea gli affamati schiavi pullulano , pronti a sostituire i caduti della prima, in cambio di una moneta d'oro.
E chi, in questo conflitto ricopre il ruolo dell'imboscato furiere, la Storia riserva la peggio condanna: o la 'stolta' agiatezza borghese in un mondo putrido o la fredda eterna ombra nel mondo dei Giusti.

venerdì 5 aprile 2013

SERIETA'



Mai come in queste ultime ore , gli studiosi di geopolitica dell'Occidente si stanno affannando per dare il loro giudizio professionale sulla questione Corea del Nord Vs Stati Uniti.
Sono ore nelle quali questi uomini cercano, attraverso la loro lente, di aiutare i propri concittadini a comprendere il fenomeno Kim Jong Un.
Troviamo curioso leggere tesi basate esclusivamente dalla lettura delle veline di servizio, alias agenzie di stampa.
Come giungono a noi le ultime dalla Corea del Nord?
Innanzi a tutto la maggior parte delle notizie provengono dalla Corea del Sud dopodiché raggiungono la nostra Penisola e da qui vengono bypassate dalle agenzie indollarizzate come AdnKronos e Ansa .
E in tavola , ci troviamo il solito monosaporito Hamburger a stelle e strisce.
Il solo interrogativo che noi tutti dovremmo porci è :
Siamo veramente di fronte a dichiarazioni di un'imminente guerra nucleare annunciata da un ragazzo poco più trentenne, a capo di un Paese che da decenni si vede violata la propria sovranità a causa di continue incursioni yankee da sud dei suoi territori?
Non crediamo che la realtà sia dipinta realmente così.
Siamo invece dell'idea che il comandante Ernesto Guevara avesse le ragioni dell'Uomo libero quando affermava che la “Geopolitica non esiste”, esiste -aggiungiamo noi- chi vuole fare riposare la coscienza popolare nel suo letto di procuste.

lunedì 11 marzo 2013

ASSASSINI pt. II Ovvero : lo strano caso dell'inchiostro simpatico.


C'è una svolta nella storia trattata tempo fa:
E' di oggi la notizia che i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non torneranno in India . Nasce così una controversia internazionale tra l'Italia e l'India.
Quanto disonore per la disgraziata patria italiana.
Latorre e Girone sono colpevoli di aver ucciso due soldati del lavoro , due pescatori indiani.
Probabile confondere la canna da pesca con la canna del fucile solo in un libro di narrativa anonimo, dove l'autore , smemorato e al suo primo libro, non descrive nei particolari i personaggi della sua storia. In mare è più difficoltoso.
La prova , inutile a dire il vero, che il governo italiano continui orgogliosamente a rivendicare la sua paternità nell'8 settembre , è dato dal comunicato pubblicato oggi:
''All'indomani della sentenza del 18 gennaio 2013 della Corte Suprema indiana l'Italia ha proposto formalmente al Governo di New Delhi l'avvio di un dialogo bilaterale per la ricerca di una soluzione diplomatica del caso, come suggerito dalla stessa Corte, là dove richiamava l'ipotesi di una cooperazione tra Stati nella lotta alla pirateria, secondo quanto prevede la citata Convenzione UNCLOS. Alla luce della mancata risposta dell'India alla richiesta italiana di attivare tali forme di cooperazione, il Governo italiano ritiene che sussista una controversia con l'India avente ad oggetto le regole contenute nella predetta Convenzione e i principi generali di diritto internazionale applicabili alla vicenda''.
Portando indietro le lancette, si cerca di legittimare la natura ignavia italiota.
Con un colpo di spugna si cancella dalla mente del lettore l'ordine cronologico degli avvenimenti – se non gli avvenimenti stessi - e si porta sul proscenio , l'eroismo del Governo.
Quanta malafede! Quanta ignominia!
Con una richiesta del tutto particolare – rientro in Italia per il voto – per un caso così delicato , lo Stato italiano ha beffeggiato uno Stato straniero. Una richiesta di 4 settimane per votare .
Richiesta concessa dallo Stato dell'India ma che in realtà poteva essere elusa seguendo il codice per i militari in missione all'estero.
La risposta del ministro – per conto – Terzi non si fa attendere: "E' uno sviluppo molto positivo e provo grande soddisfazione. Anche perché la decisione conferma il clima di fiducia e collaborazione con le autorità indiane e lascia ben sperare per un positivo esito della vicenda".
Ed oggi, a poche settimane dalle dichiarazioni gioiose del ministro degli Esteri, la notizia del 'gabbo' al paese della curcuma.
“Niente marò” urlano , in concerto, il ministro della Giustizia e della Difesa.
Si sono ricordati , probabilmente, che “ il Governo italiano ritiene che sussista una controversia con l'India avente ad oggetto le regole contenute nella predetta Convenzione -UNCLOS- e i principi generali di diritto internazionale applicabili alla vicenda” .
Caso chiuso quindi. Uno scatto d'orgoglio ha permesso ai due marò di cittadinanza italiana , di rimanere in Italia.
Gettiamo tutto nel camino...
Fermi! Qualcosa non è chiaro. Quel comunicato sembra che abbia ben altre parole al suo interno...perbacco!
Ma tu guarda. Con il calore , le parole scritte con l'inchiostro a base di limone appaiono ai nostri occhi: “niente elicotteri, niente marò”.
Ora sì che si comprende l'atteggiamento del governo. Non comprendete?
Provate a salire di qualche riga. Bene. Lì è la risposta.
“In concerto con il ministro della Giustizia e della Difesa”.
Quella solerte Giustizia italiana che,giusto poche settimane fa, fa esplodere il caso delle tangenti per la commessa dei 12 elicotteri AgustaWestland, controllata da Finmeccanica e che portao l'India a rinunciare alla rimanenza dell'ordine – 9 elicotteri - e ad affidarsi alla Francia -o ad altri Stati-.
Forse una decisione presa in concerto con il ministro della Difesa?
Vendere elicotteri ad uno Stato che condannerà due militari di cittadinanza italiana, avrebbe indignato migliaia di persone e impensierito il governo?
Oppure è stata più “semplicemente” una mossa oligarchica, attraverso le toghe, che ha portato :
  1. al crollo delle azioni di una delle più grandi aziende italiane conosciute nel mondo
  2. a liberare dal vincolo contrattuale lo Stato italiano - l 'India ha rifiutato il proseguo del contratto -
  3. a creare la controversia internazionale tra Italia e India per i due marò ?
Non lo sapremo mai , finché uomini onesti non saliranno al potere e getteranno i faldoni dei 'segreti di Stato' più o meno ufficiali, nelle strade e nelle piazze alla mercé del Popolo.
Nel frattempo non rimane che osservare affranti quello 'scodinzolar' di tricolore intorno al “coraggioso” padrone .

domenica 10 marzo 2013

CORRIERE DI ORGANI


*AGGIORNAMENTO TITOLO. DOPO LA CONFERMA CHE L'ARTICOLO SCRITTO DA PAOLO DI STEFANO PER IL CORRIERE DELLA SERA NON E' COMMENTABILE, ABBIAMO DECISO DI SOSTITUIRE IL TITOLO "CORRIERE E TRAPIANTI" IN "CORRIERE DI ORGANI". CREDIAMO CHE SI ADDICA DI PIU' AL NOTO QUOTIDIANO NAZIONALE.

Il commento da me preparato per il seguente articolo ma impossibilitato a pubblicarlo sul sito del Corriere.it -causa tempo limite: 24ore dalla pubblicazione-:
Emma e i 395 giorni in ospedale «Voglio il mio cane e un cuore vero»

Quante corbellerie dai benpensanti italioti.
Leggere cose come “-la morte cerebrale- rappresenta la sopravvivenza del corpo al cervello resa possibile solo con i supporti attuali senza i quali il paziente sarebbe "tradizionalmente" morto” ti porterebbero a scrivere che il nostro innocente angelo Emma è da considerarsi “morta” considerando che il suo cuore , centro nevralgico della vita, l'ha abbandonata tempo fa.
Questa storia , come molte altre, dovrebbe fare riflettere su altri aspetti invece .
-Viviamo nell'epoca “Cannibal Holocaust” dove l'Uomo , per avidità, auspica la morte di un altro essere come lui , per la sua egoistica esistenza . Esistenza per la quale, Madre Natura ha già dato il suo fatale giudizio.
-I secolari esperimenti di vivisezione non hanno portato ad alcun risultato utile. Hanno contribuito esclusivamente a trasporre la cavia animale in quella umana, con il beneplacito della massa.
-Le Istituzioni come la Giustizia (“Ottenere l'applicazione della legge 104 è stata dura, sono entrata e uscita dal Tribunale non so quante volte”) e la Sanità riconoscono il cittadino solo in base alla sua classe di appartenenza .
Nessuno vuole la morte di Emma, l'intera Italia si stringe intorno a lei ma la stessa opinione pubblica deve essere pronta stringersi intorno, con ben altre intenzioni, a chi sulle disgrazie altrui, costruisce la sua ricchezza. Un forte abbraccio alla piccola Emma. Solo a lei.
Ultima nota: dalla morte cerebrale ci si può risvegliare . Informatevi.

La notizia tanto attesa è giunta ma , caso vuole, non è possibile commentarla (ore 15.11 di domenica 10 marzo) .
Strani limiti della tecnologia . In attesa che si sblocchi tutto, rimaniamo vigili .

giovedì 28 febbraio 2013

A TESTA IN GIU'


L'abiezione inenarrabile di piazzale Loreto rende inconsapevolmente , ancora una volta, Benito Mussolini l'avanguardia della coscienza italiana.
A Milano, al distributore di benzina della Esso -di proprietà di Rockefeller- i nuovi occupanti d'Italia inscenano una macabra Menorah di corpi senza vita dando inizio ad una tempestosa epoca.
Nei giorni dell'occupazione, ironicamente chiamati nel gergo volgare 'della liberazione', l'impudente rito fa sì che non solo la salma di Benito Mussolini venga messa a testa in giù ma anche l'intera società , con angoscia ineffabile dei liberi pensatori che, da quel 29 aprile del 1945, vedono la realtà , fatta di piccole e grandi cose, capovolta come se filtrassero il quotidiano attraverso lo “sguardo” paterno del disadorno cadavere del Duce.
Nella Penisola del Mediterraneo dove il caffé è decaffeinato,il the è deteinato,il latte è senza lattosio,l' Ogm è naturale, il prodotto “naturale” è Ogm, il fumo di sigaretta è “elettronico”, la moneta è elettronica, il libro è digitale, il politico è comico, il comico è politico, la missione di pace è di guerra, l'aviatore non vola, il carnefice è vittima, la vittima è carnefice, la vita è morte, la donazione di organi è predazione , la democrazia è dittatura, la dittatura è democrazia, lo Stato è Mafia, l'illegale è legale, il terrorista è liberatore, l'uomo è donna, la donna è uomo, il lavoro è debilitazione, la scuola è ignoranza,la ricchezza materiale è povertà d'animo, la Chiesa è Satana, Equitalia è Disequitalia, la libertà di pensiero è censura, la libertà è schiavitù, la Patria è il mondo, il cittadino è straniero, lo straniero è cittadino, il Bene pubblico è privato, la vita privata è pubblica, il sindacato è padrone, il Socialismo è borghesia, la rivoluzione è civile, il rivoluzionario è pacifista, il pacifista è rivoluzionario, il Caos è pace; la nostra speme arde, proiettando la nostra azione verso la redenzione sociale mentre il soave verso virgiliano s'espande nell'alto silenzio della notte stellare : forsan et haec olim meminisse iuvabit.

domenica 24 febbraio 2013

Propaganda al microscopio -agg.24feb2013-



UN PAPA "BENEDETTO"
"RISPETTO PER LA SOFFERTA E CORAGGIOSA DECISIONE DI PAPA BENEDETTO XVI"
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“Gli ebrei italiani vogliono esprimere la loro vicinanza e il loro rispetto a papa Benedetto XVI per la sofferta e coraggiosa decisione presa in queste ore.
Estremamente significativi, nel corso del suo magistero, i passi compiuti per l'avvicinamento tra ebrei e cristiani nel solco dei valori comuni. La visita ufficiale in Israele, la preghiera per la pace al Muro del Pianto, le parole pronunciate al Memoriale dello Yad Vashem. E ancora l'incontro con gli ebrei romani al Tempio Maggiore. 'La dottrina del Concilio Vaticano II – affermò in quella circostanza – ha rappresentato per i cattolici un punto fermo a cui riferirsi costantemente nell’atteggiamento e nei rapporti con il popolo ebraico, segnando una nuova e significativa tappa'. Un cammino verso la comprensione che è prerogativa irrinunciabile per noi tutti e che il pontefice, con le sue parole, ha rafforzato.
La nostra speranza è che egli possa contribuire anche in futuro a un dialogo basato sui principi della pari dignità e del reciproco rispetto”.

domenica 3 febbraio 2013

PILLOLE&PALLOTTOLE

 
Obama dice basta alle armi facili
"Epidemia di violenza negli Usa"
 
Ma se fosse il Presidente del Popolo -e non il portavoce della plutocrazia- avrebbe tuonato:
"Serve immediatamente una legge sui farmaci !".
Invece, con amara rassegnazione, avremo schiere di guardie private armate nelle scuole , per la gioia della lobby delle armi e, come dessert democratico, schiere di psichiatri e psicologi per individuare i casi a rischio,per la gioia della lobby farmaceutica. Questi 'vettori' della medicalizzazione di massa sono la  causa regina dell'epidemia di violenza sul territorio statunitense.
Obama conferma, una volta ancora,  la sua viscerale servitù alle consorterie americane.
 

Interventi&Partecipazioni

*Venerdì Primo febbraio 2013
Presenza alla presentazione del Libro di Monia Benini a Bergamo
"LA GUERRA DELL'EUROPA"
Relatori:
dott.ssa Monia Benini e senatore Fernando Rossi
del Movimento “Per Il Bene Comune”.
Introduce e coordina Massimiliano Bonavoglia
Portavoce di Caposaldo Associazioni Unite


lunedì 28 gennaio 2013

PERICOLOSO PASSATEMPO







“Guerra coloniale quella della Francia? No,è l'Africa che chiede aiuto, dicendoci (e noi lo sappiamo benissimo) che lo strumento militare non risolve”.
Ad affermarlo, con l'aria di chi la sa lunga d'ipocrisia, è il ministro senza portafoglio per la Cooperazione Internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi.
Arcinota figura di spicco del pacifismo italico , insignito nel 2004 del “Premio Balzan per l'umanità, la pace e la fratellanza fra i popoli” , costui è un uomo lungimirante , che guarda al futuro con sprezzante senso affaristico.
Le righe qui pubblicate non sono atte ad offendere la sua persona che, per carità divina, potrebbe essere senza macchia, i nostri ruggiti sono rivolti al suo essere “operaio del Popolo” in quanto ministro di un Governo.
Ora, disquisire su come questo Governo si sia insediato è superfluo e deviante ai fini della nostra requisitoria . Se , oggi, parlare di Colpo di Stato è vietato, per i nostri nipoti sarà più semplice discuterne .
Tornando al nostro Riccardi, rivolgiamo al suo 'essere ministro' , gli interrogativi che la gente comune , raggiunta la coscienza di 'essere cittadinanza', dovrebbe porgli:
Sa, ministro Riccardi, il rischio che corre la popolazione italiana ogni qualvolta che la nostra nazione partecipa ad una guerra di aggressione ?
Chi sarà chiamato a rispondere moralmente per eventuali attacchi terroristici portati a termine da 'veri' gruppi armati stranieri ?
Quando la popolazione civile, allarmata dal reclamizzato 'terrore islamico' e vittima di attacchi terroristici indiscriminati, darà inizio alla “caccia dei figli di Maometto”, le prigioni diverranno le dimore anche dei paramilitari da voi armati ideologicamente?
Non scuota la testa, signor Ministro, non creda che questa sia distopìa provinciale , di chi non conosce i corridoi del Potere e che si illude di fomentare la paura per trarne gloria personale:
la vostra fortezza poggia le fondamenta su milioni di corpi e ne necessita di continuo per poter reggere il peso della vostra politica genocida e giudaica. Questo è il segreto -di Pulcinella- che vi permette di rimanere al sicuro .
La ricostruzione d'un Paese distrutto è puro profitto privato atto a depredare quei pochi sopravvissuti e a 'cementificare' il suo territorio .
Dopo il bastone, quindi, arriva la carota. Figura allegorica questa che calza attillata alle Ong, organizzazioni paramalavitose pronte ad invadere i territori che i loro colleghi in mimetica, hanno raso al suolo consacrando la Morte come unica Dea indiscussa del quotidiano vivere.
Si profila all'orizzonte un nuovo appalto - fresco d'accordo tra Italia e Francia - per Riccardi e il suo entourage .
La conferma giunge proprio da lui, rappresentante a tempo perso del Popolo d'Italia, quando afferma :
“Noi ci prepariamo a un profondo lavoro di sostegno umanitario alle popolazioni, e di composizione politica di un quadro intricatissimo”.
Come si suol dire : non tutto il Malì vien per nuocere...



domenica 20 gennaio 2013

CONFINI DI CARTA






"Il testo che correda le eloquenti immagini è testimonianza 
di quanto l'Uomo fugga dalla Verità, sua 'perfida' nemica".


Il capo dell'Organizzazione spaziale iraniana, Hamid Fazeli, ripreso da 'Mehr', agenzia d'informazione iraniana, annuncia trionfalmente l'iniziativa impudente di inviare una scimmia nello spazio entro i primi dieci giorni di febbraio, giorni nei quali, la Repubblica islamica dell'Iran festeggerà il suo 34esimo anniversario.
La nostra presa di posizione politica a difesa dell'Iran presa lungo questi anni di attività , oggi, viene a mancare.
Inaccettabile ,se non inaudita, la decisione tipicamente specista di 'sacrificare' (poco importa se tornerà 'viva' dalla spedizione, la sua vita è già segnata per sempre) un essere senziente per scopi falsamente scientifici !
La malvagità , figlia della fatale bramosità umana , non conosce confini , si pone al di sopra di razze e religioni, s'insedia nei posti di Potere fino a corromperli , portandoli all'autodistruzione.
L'Organizzazione spaziale iraniana di quali dati necessita che non sono stati ancora resi pubblici?
Cosa giustifica la nefasta decisione di Fazeli?
Non è il primo esperimento iraniano per determinare o meno se il modulo abitabile è in grado di sostenere esseri viventi durante la complessa fase di lancio: un topo, due tartarughe e un verme , nei mesi scorsi, sono stati utilizzati dal gruppo capeggiato da Fazeli.
Inviare una scimmia , strappata dal suo habitat , dalla sua famiglia , impaurita da quello che le accadrà senza possibilità di comprensione da parte sua, sedata poco prima del lancio a causa di quanto appena esposto, indurrà gli sperimentatori in inganno perché, questo 'miserabile' essere senziente, non avrà con sé l'avaro sentimento di gloria di un astronauta, desideroso di porre il suo nome nella volta celeste.
Con sé avrà solo un interrogativo che le attanaglierà il cuore , che le bloccherà il respiro e le impedirà ai suoi dolci occhi di chiudersi :
“Quando l'Uomo, il mio fratello maggiore, tornerà a sedersi a fianco di nostra Madre Natura per divenire quello per cui è stato creato: il Signore munifico della Terra?”

Immagini di tratte da : http://www.oltreilcielo.it/1959.html

mercoledì 2 gennaio 2013

CANI!

Siamo alquanto affranti per come viene presentata con entusiasmo , da decine di animalisti e/o antivivisezionisti, l'arrivo dei cani anti tumore in Italia . Nella foto qui pubblicata, sul Corriere della Sera del 5 ottobre 2012 è data la notizia che , a Trento, sono arrivati i primi due cani anti tumore dall'Inghilterra.
Al di là dei risultati, che "appaiono" positivi, non è forse ancora, una volta in più, sperimentazione animale?
Che vita dovranno affrontare questi animali?
Come i 'loro' colleghi antidroga e antiesplosivi?
Non facilitano, questi pre esami con i cani, dei falsi positivi?
Si legge , in fondo all'articolo, che questi cani , 'a volte', individuano il tumore quando ancora non è diagnosticabile . Oseremmo quindi dire: un falso positivo! Perbacco...
Un modo come un altro di alimentare il business del cancro.
La sfiducia che molti cittadini provano verso le istituzioni , tra cui la Sanità, sta mettendo a dura prova i ricercatori .
Tutto l'entusiasmo dell'articolo del Corriere , però, è difficile da spiegare, considerando che un mese prima, su Repubblica e su altri quotidiani, era già stata data una  notizia del genere.
Certamente più specifica: un progetto "simile" è stato presentato al Congresso nazionale degli urologi a Genova e riguarda solo il tumore alla vescica.
Che differenza intercorre tra Trento e Genova, oltre al raggio d'azione degli studi?
Il patrocinio del Ministero della Difesa per il secondo.
Cosa c'entri un Ministero adibito alla Guerra,interna e all'estero, non è dato saperlo...
Inoltre, abbiamo studi per l'ennesima volta, che si sormontano. Uno sopra l'altro e poi via, un intreccio infinito per giungere dove? All'età pensionabile dei ricercatori chiamati in causa!
Due, tre e chissà ancora quante strade come queste verranno intraprese per vana gloria personale , sacrificando la vita di numerosi cani e falsi malati.
Che questa ricerca medica odierna sia fallace e al quanto onerosa ci è dato dal fatto che non vogliono unificare gli studi , persino quelli fatti nello stesso periodo storico.
La scappatoia 'animale', ancora una volta, è una scappatoia per i ricercatori . I ricercatori d'oro.

http://genova.repubblica.it/cronaca/2012/09/20/news/arrivano_i_cani_antitumore_col_fiuto_troveranno_i_malati-42935001/

martedì 1 gennaio 2013

DISCORSO AI RAGGI X

Un discorso che va contro gli interessi nazionali, 'dettato' da chi tiene intelligenze con lo straniero.
Questo è il discorso del Presidente della Repubblica , Giorgio Napolitano.


Un augurio affettuoso (un inizio amaro nella forma) a tutti voi, uomini e donne d'Italia, che vivete e operate in patria e all'estero, e in particolare a quanti servono da lontano la nazione, in suo nome anche rischiando la vita, come nelle missioni di pace (missioni di guerra) in tormentate aree di crisi (create ad hoc dall'Imperialismo).
Mi rivolgo a voi questa sera nello stesso spirito del mio primo messaggio di fine anno, nel 2006, e di tutti quelli che l'hanno seguito. Cercherò cioè ancora una volta di interpretare ed esprimere sentimenti e valori condivisi, esigenze e bisogni che riflettono l'interesse generale (dell'Alta finanza) del paese . Guardando sempre all'unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare. In questo spirito ho operato finora, secondo il ruolo attribuito dalla Costituzione al Presidente della Repubblica (pura ipocrisia). Anche e ancor più in questo momento, alla vigilia di importanti elezioni politiche, non verranno da me giudizi e orientamenti di parte, e neppure programmi per il governo del paese, per la soluzione dei suoi problemi, che spetta alle forze politiche e ai candidati prospettare agli elettori.
Muoverò piuttosto dal bisogno che avverto di una considerazione più attenta e partecipe della realtà del paese, e di una visione di quel che vorremmo esso diventasse nei prossimi anni (parla a nome della Plutocrazia).

Parlo innanzitutto di una realtà sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da quattro anni (la crisi , così come la conosciamo noi, ebbe inizio nel 2001, da quando il presidente americano Bush dichiarò guerra al terrorismo -sic- ) ci si confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in Italia. Da noi la crisi generale, ancora nel 2012, si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi (e talvolta, dell'economia di un'intera regione, come ho constatato da vicino in Sardegna), si è tradotta in cancellazione di piccole imprese e di posti di lavoro, in aumento della Cassa Integrazione (un'agevolazione statale data alle medie e grandi imprese che, nella cassa integrazione, trova uno spiraglio finanziario) e della disoccupazione , in ulteriore aggravamento della difficoltà a trovare lavoro per chi l'ha perduto e per i giovani che lo cercano (nessun cenno al lavoro interinale, vera tortura psicologica per il cittadino salariato ma un'ulteriore agevolazione per le grandi imprese). Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l'aumento del costo di beni primari e servizi essenziali (parla come se la colpa non fosse del governo, di ieri e di oggi) , "è aumentata l'incidenza della povertà tra le famiglie" - ci dice l'Istituto Nazionale di Statistica - specie "quelle in cui convivono più generazioni.... Complessivamente sono quasi due milioni i minori che vivono in famiglie relativamente povere, il 70 per cento dei quali è residente al Sud".Ricevo d'altronde lettere da persone che mi dicono dell'impossibilità di vivere con una pensione minima dell'INPS, o del calvario della vana ricerca di un lavoro se ci si ritrova disoccupato a 40 anni (di un suo interessamento per porre fine a questa situazione che tocca milioni di nostri italiani , nessun cenno) .

Ma al di là delle situazioni più pesanti e dei casi estremi (eh già...sorvoliamo, presidente) , dobbiamo parlare non più di "disagio sociale", ma come in altri momenti storici, di una vera e propria "questione sociale" (una crisi radicata ed accettata) da porre al centro dell'attenzione e dell'azione pubblica. E prima ancora di indicare risposte (sia mai), come tocca fare a quanti ne hanno la responsabilità, è una questione sociale, e sono situazioni gravi di persone e di famiglie, che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi ( qui, il discorso, appare come un' omelia ) . La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca questo sentimento, questa capacità di condivisione umana e morale. Ciò non significa, naturalmente, ignorare le condizioni obbiettive e i limiti in cui si può agire (la globalizzazione. Il presidente, in questo passo, afferma esplicitamente l'assenza di una sovranità nazionale) - oggi, in Italia e nel quadro europeo e mondiale - per superare fenomeni che stanno corrodendo la coesione sociale.

Scelte di governo dettate dalla necessità di ridurre il nostro massiccio debito pubblico obbligano i cittadini (sacrosanta verità. I cittadini , gli innocenti , i non colpevoli diretti di questo 'massiccio debito pubblico') a sacrifici, per una parte di essi (i sacrifici dovrebbero essere della stessa portata per tutti, in un contesto di Unità nazionale, come la chiama il Presidente) certamente pesanti, e inevitabilmente contribuiscono a provocare recessione. ( Ha inizio, l'apoteosi di servilismo all'Alta finanza ) Ma nessuno può negare quella necessità : è toccato anche a me ribadirlo molte volte. Guai se non si fosse compiuto lo sforzo che abbiamo in tempi recenti più decisamente affrontato : pagare gli interessi sul nostro debito pubblico ci costa attualmente - attenzione a questa cifra - più di 85 miliardi di euro all'anno, e se questo enorme costo potrà nel 2013 e nel 2014 non aumentare ma diminuire, è grazie alla volontà seria dimostrata di portare in pareggio il rapporto tra entrate e spese dello Stato, e di abbattere decisamente l'indebitamento. C'è stato cioè un ritorno di fiducia nell'Italia, hanno avuto successo le nuove emissioni di Buoni del Tesoro, si è ridotto il famoso "spread" che da qualche anno è entrato nelle nostre preoccupazioni quotidiane.

E' dunque entro questi limiti (dettati da chi , Presidente? Un Popolo non dovrebbe conoscere limiti, soprattutto finanziari, per risolvere l'indigenza delle sue classi sociali più deboli) che si può agire per affrontare le situazioni sociali più gravi. Lo si può e lo si deve fare distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va, in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata (il discorso è rivolto ai cittadini o al Parlamento?). Decisivo è, nello stesso tempo e più in prospettiva, far ripartire l'economia e l'occupazione non solo nel Centro-Nord ma anche nel Mezzogiorno ; cosa - quest'ultima - di cui poco ci si fa carico e perfino poco si parla nei confronti e negl'impegni per il governo del paese (sul sud Italia, abbiamo già scritto e lo ribadiamo ancora: “lo stato di indigenza in cui vive il Meridione è dettato dall'agenda parlamentare nostrana che, nel Sud , trova una fonte rinnovabile di giovani da poter arruolare nell'esercito, per espletare il compito di sudditanza nelle missioni di 'Pace' targate Onu o da utilizzare nell'ordine pubblico. L'alternativa per la gioventù, che spesso non è altro che il risultato di una infanzia negata, è 'arruolarsi' in clan mafiosi ...”. In mezzo, la classe sociale degli Onesti, viene stritolata) Uscire dalla recessione, rilanciare l'economia, è possibile per noi solo insieme con l'Europa (si spoglia della sua carica istituzionale per divenire semplice vassallo della Lobby Europea) , portando in sede europea una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro, giustizia sociale. L'Italia non è un paese che possa fare, nel concerto europeo, da passivo esecutore ; è tra i paesi che hanno fondato e costruito l'Europa unita (dal cartello finanziario che opprime i popoli europei) , e ha titoli e responsabilità per essere protagonista di un futuro di integrazione e democrazia federale, che è condizione per contare ancora, tutti insieme, nel mondo che è cambiato e che cambia. Guardiamo dunque a questa prospettiva. Sta per iniziare un anno ancora carico di difficoltà. Non ci nascondiamo la durezza delle prove da affrontare, ma abbiamo (noi chi?) forti ragioni di fiducia negli italiani e nell'Italia. Più di un anno fa dissi a Rimini : si è nel passato parlato troppo poco "il linguaggio della verità". Ma avere e dare fiducia "non significa alimentare illusioni, minimizzare o sdrammatizzare" i dati più critici della realtà : si recupera fiducia "guardandovi con intelligenza e con coraggio. Il coraggio della speranza, della volontà e dell'impegno" (si filosofeggia allegramente).

Ebbene, penso che una maturazione in questo senso ci sia stata, specialmente tra i giovani (quelli presi a bastonate dagli uomini dello Stato italiano?). Sono loro che hanno più motivi per essere aspramente polemici, nel prendere atto realisticamente di pesanti errori e ritardi, scelte sbagliate e riforme mancate, fino all'insorgere di quel groviglio ed intreccio di nodi irrisolti che pesa sull'avvenire delle giovani generazioni. I giovani hanno dunque ragioni da vendere nei confronti dei partiti e dei governi per vicende degli ultimi decenni (buona analisi temporale ma non s'è spinto sino alla genesi: la fine della seconda guerra mondiale) , anche se da un lato sarebbe consigliabile non fare di tutte le erbe un fascio e se dall'altro si dovrebbero chiamare in causa responsabilità delle classi dirigenti nel loro complesso e non solo dei soggetti politici.

E che dire poi dell'indignazione che suscitano la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società, una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi - nella gestione di ruoli politici ed incarichi pubblici - cui solo di recente si sta ponendo freno anche attraverso controlli sull'esercizio delle autonomie regionali e locali? (prova concreta di una completa alienazione dal suo ruolo) Importante è che soprattutto tra i giovani si manifesti, insieme con la polemica e l'indignazione, la voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade (questa voglia di cambiamento è stata SOPPRESSA nel sangue, dai corpi dello Stato). Perché in fondo quel che si chiede è che si offrano ai giovani delle opportunità, ponendo fine alla vecchia pratica delle promesse o delle offerte per canali personalistici e clientelari. E opportunità bisogna offrire a quanti hanno consapevolezza e voglia di camminare con le loro gambe : bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di un più avanzato sviluppo economico e civile.
Prospettare una visione per il futuro delle giovani generazioni e del paese è importante fin da ora, senza limitarsi ad attendere che nella seconda metà del 2013 inizi una ripresa della crescita in Italia e adoperandosi perché si concretizzi e s'irrobustisca (continua la sua alienazione).
Ritengo si debba puntare a una visione innanzitutto unitaria, che abbracci l'intero paese , contando sulla capacità di tutte le forze valide del Mezzogiorno (quali sarebbero queste forze valide? I singoli cittadini onesti, assai numerosi in Meridione, sono lasciati alla mercé della Mafia, braccio armato della Repubblica italiana e sono resi incapaci di organizzarsi ) di liberarsi dalla tendenza all'assistenzialismo, dai particolarismi e dall'inefficienza di cui è rimasta assurdamente vittima la gestione dei fondi europei (non sono forse gli uomini dello Stato, a gestire questi fondi?).
Più in generale, una rinnovata visione dello sviluppo economico non può eludere il problema del crescere delle diseguaglianze sociali. Si riconosce ormai, ben oltre vecchi confini ideologici, che esso è divenuto fattore di crisi e ostacolo alla crescita proprio nelle economie avanzate. Porre in primo piano quel problema diventa sempre più decisivo (ha girato la manopola dell'acqua calda).
Nello stesso tempo, in momenti impegnativi di scelta come quello della imminente competizione elettorale è giusto guardare all'Italia che vorremmo nella pienezza dei suoi valori civili e culturali. E quindi come paese solidale che sappia aver cura dei soggetti più deboli, garantendoli dal timore della malattia e dell'isolamento, che sappia accogliere chi arriva in Italia per cercare protezione da profugo o lavoro da immigrato e offrendo l'apporto di nuove risorse umane per il nostro sviluppo (dopo aver delineato uno scenario apocalittico ma reale , il Presidente, senza indugio alcuno, tratta il tema dell'immigrazione. Siamo seri e superiamo certi steccati ideologici: su una barca che sta andando a fondo, fareste salire altri passeggeri solo perché disposti a pagare il biglietto?) Paese, quindi, l'Italia, da far crescere aperto e inclusivo (i fili delle lobby sono oramai sotto i riflettori) : già un anno fa, avevamo 420 mila minori extracomunitari nati in Italia - è concepibile che, dopo essere cresciuti ed essersi formati qui, restino stranieri in Italia? E' concepibile che profughi cui è stato riconosciuto l'asilo vengano abbandonati nelle condizioni che un grande giornale internazionale ha giorni fa - amaramente per noi - documentato e denunciato? (la domanda germoglia da sola: ma lei, Presidente, dov'è?)

Ripresa e rilancio dell'economia e avanzamento civile del paese non possono separarsi. Abbiamo norme e forze dello Stato seriamente dedicate alla lotta contro la criminalità organizzata, piaga gravissima non solo nel Mezzogiorno (sarebbe tempo di chiudere con i vecchi stereotipi: la criminalità organizzata è radicata in tutta Italia, da nord a sud, da decenni, diversi decenni) : ma occorre portare a fondo questo impegno facendo leva sull'apporto vigoroso di energie della società civile per spazzare via ogni connivenza e passività (Ribadiamo: la Mafia non è altro che il braccio armato dello Stato. Non esisterebbe se non ci fosse connivenza con i vostri palazzi. Basta accusare il Popolo). Stiamo facendo, si deve dirlo, passi avanti nel campo dei rapporti e dei diritti civili. Così con la legge che ha sancito l'equiparazione tra i figli nati all'interno e al di fuori del matrimonio, e segnalato esigenze di ulteriore adeguamento del diritto di famiglia (diritto al disgregamento). O con le nuove normative di questi anni per contrastare persecuzioni e violenze contro le donne. Ho appena firmato la legge di ratifica della convenzione internazionale rivolta anche a combattere la violenza domestica: ma è impressionante, e richiede ancora ben altro, lo stillicidio di barbare uccisioni di donne nel nostro paese (una società lasciata orfana dalle proprie istituzioni, come può acquisire educazione civile?).

Più che mai dato persistente di inciviltà da sradicare in Italia rimane la realtà angosciosa delle carceri, essendo persino mancata l'adozione finale di una legge che avrebbe potuto almeno alleviarla (finché esisteranno abusi giudiziari come la custodia cautelare e i tre gradi di giudizio,Presidente. Breve inciso: con i tre gradi di giudizio, tacitamente, si accusa il primo giudice di essere un incapace...). Saluto, tuttavia, con compiacimento il fatto che per iniziativa della Commissione parlamentare istituita in Senato si stia procedendo alla chiusura - cominciando dalla Sicilia - degli Ospedali psichiatrici giudiziari, autentico orrore indegno di un paese appena civile (non si comprende se il Presidente viva in Italia o meno).

Ponte decisivo tra sviluppo economico e avanzamento civile è la valorizzazione, in tutti i suoi aspetti - a partire dal patrimonio naturale ed artistico - della risorsa cultura di cui è singolarmente ricca l'Italia ( l'arte, in Italia, è stata privatizzata). E' stato un tema su cui mi sono costantemente speso in questi anni. Apprezzo i buoni propositi che ora si manifestano a questo riguardo, ma non dimentico le sordità e le difficoltà in cui mi sono imbattuto in questi anni a tutti i livelli. C'è qui un punto non secondario della riflessione e del cambiamento da portare avanti. Vorrei tornare, ma non ne ho il tempo - e quindi li richiamo solo per memoria - anche su altri motivi di mio costante impegno durante il settennato. La sicurezza sui luoghi di lavoro (con quelle leggi e corsi onerosi che, insieme alla burocratizzazione, hanno inginocchiato il datore di lavoro?), come parte di una strategia di valorizzazione del lavoro, che è condizione anche per il successo di intese volte a elevare la produttività e competitività del nostro sistema economico. O il ruolo del capitale umano di cui disponiamo, e le sue potenzialità su cui ho insistito guardando soprattutto a risorse scarsamente impiegate o non messe in condizione di esprimersi pienamente. E ancora una volta cito l'esempio di ricercatori, in particolare donne e di giovane età, che hanno dato di recente prove straordinarie in centri di ricerca europei come il CERN di Ginevra o l'ESTEC dell'Aja o, con scarsi mezzi e molte difficoltà burocratiche, in Istituti di ricerca nazionali (sempre la solita domanda: dove ha la cittadinanza?). E qui non posso non rivolgere un pensiero commosso e riconoscente alla grande figura di Rita Levi Montalcini, che tanto ha rappresentato per la causa della scienza, dell'affermazione delle donne, della libertà e della democrazia (su Rita Levi Montalcini bisognerebbe aprire un capitolo -o libro- a sé -i capitoli? Cronossial , vivisezione, sionismo- tuttavia, questo suo elogio , dà , se ancora non bastasse, prova di ingerenza straniera negli affari di Stato)

In conclusione, mi auguro che molte questioni da me toccate e soprattutto il senso di un'attenzione consapevole e non formale alle realtà e alle attese sociali e civili del paese, trovino posto nella competizione elettorale. Mi attendo che ci sia senso del limite e della misura nei confronti e nelle polemiche, evitando contrapposizioni distruttive e reciproche invettive (l'invito alla calma e al rispetto come simbolo di democrazia è anacronistico. Le elezioni riguardano la vita di milioni di persone e non ci si può aspettare che due o più fazioni opposte possano sedersi da Bruno Vespa a discutere , al massimo, animatamente. Può succedere solo se le fazioni in corsa per governare il Paese, non siano altro che specchietti per le allodole e rispondono tutte ad uno stesso padrone: quello che avviene in Italia). In special modo su tematiche cruciali ancora eluse in questa legislatura - riforme dell'ordinamento costituzionale, riforma della giustizia - non si può dimenticare che saranno necessari nel nuovo Parlamento sforzi convergenti (come sopra. In poche parole:tutti per uno , uno per tutti), contributi responsabili alla ricerca di intese, come in tutti i paesi democratici (...gli Stati Uniti e la loro farsa Repubblicani Vs democratici?) quando si tratti di ridefinire regole e assetti istituzionali.
Non si è, con mio grave rammarico (immaginiamo...), saputo o voluto (saputo o voluto...la differenza è enorme e come Capo dello Stato dovrebbe ottenere la verità dai protagonisti della vicenda) riformare la legge elettorale ; per i partiti, per tutte le formazioni politiche, la prova d'appello è ora quella della qualità delle liste (tristezza politica). Sono certo che gli elettori ne terranno il massimo conto.

Al loro giudizio si presenteranno anche nuove offerte, di liste e raggruppamenti che si vanno definendo. L'afflusso, attraverso tutti i canali, preesistenti e nuovi, di energie finora non rivoltesi all'impegno politico può risultare vitale per rinnovare e arricchire la nostra democrazia, dare prestigio e incisività alla rappresentanza parlamentare (Politicamente corretto). Il voto del 24-25 febbraio interverrà a indicare quali posizioni siano maggiormente condivise e debbano guidare il governo che si formerà e otterrà la fiducia delle Camere.
Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico. Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita (ma tu guarda. Prima Senatore a vita , poco dopo, presidente del Consiglio di un governo tecnico ed ora, incandidabile). Poteva, e l'ha fatto - non è il primo caso nella nostra storia recente - patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D'altronde non c'è nel nostro ordinamento costituzionale l'elezione diretta del primo ministro, del capo del governo (rammarico...il Parlamentarismo italiano non permette di addossare tutta la responsabilità ad un'unica figura: ciò significherebbe un'insurrezione popolare in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati in campagna elettorale. Ora, che i tempi sono maturi -i cittadini odierni provano indifferenza alla politica e sono piuttosto debosciati- potrebbe essere una strada praticabile) .

Il Presidente del Consiglio dimissionario è tenuto - secondo una prassi consolidata - ad assicurare entro limiti ben definiti la gestione degli affari correnti, e ad attuare leggi e deleghe già approvate dal Parlamento, nel solco delle scelte sancite con la fiducia dalle diverse forze politiche che sostenevano il suo governo. Il Ministro dell'Interno garantirà con assoluta imparzialità il corretto svolgimento del procedimento elettorale.
Le elezioni parlamentari sono per eccellenza il momento della politica. Un grande intellettuale e studioso italiano del Novecento, Benedetto Croce (redattore del 'Manifesto degli intellettuali antifascisti' pubblicato il primo maggio 1925 ma, il mese dopo, il 24 giugno , votò la fiducia al Governo di Benito Mussolini. Emblema della filosofia dell'opportunismo. Visse piuttosto beatamente il suo antifascismo in Italia e, per non avere scocciature, partecipò alla 'Giornata della Fede'. Nel dopoguerra, fondatore del Pli- Partito Liberale Italiano votò per la Monarchia lasciando il suo partito, libero di scegliere...), disse, all'indomani della caduta del fascismo : "Senza politica, nessun proposito, per nobile che sia, giunge alla sua pratica attuazione". E ancor prima aveva scritto, guardando all'ormai vicina rinascita della democrazia : "i partiti politici in avvenire si combatteranno a viso scoperto e lealmente... e nel bene dell'Italia troveranno di volta in volta il limite oltre il quale non deve spingersi la loro discordia". L'insegnamento è anche oggi ben chiaro : il rifiuto o il disprezzo della politica non porta da nessuna parte, è pura negatività e sterilità. La politica non deve però ridursi a conflitto cieco o mera contesa per il potere, senza rispetto per il bene comune e senza qualità morale.

Con queste parole, mi congedo da voi (non poteva trovare personaggio migliore per concludere il suo discorso: Croce , ' l'imboscato della Storia'). Ho per ormai quasi sette anni assolto il mio compito - credo di poterlo dire - con scrupolo, dedizione e rigore (?). Ringrazio dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani, di ogni generazione, di ogni regione, e di ogni tendenza politica, che mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno.
A voi tutti, buon 2013!