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giovedì 15 dicembre 2011

BIANCO E NERO


Capita a volte che un evento raro si ripeta nel giro di poco tempo, in luoghi e in circostanze diverse .
Il gesto di un folle che ha ucciso due senegalesi a Firenze e ne ha feriti altri tre ha scosso l'opinione pubblica italiana e estera.
Immediatamente , il “torpore indotto” nel quale il Popolo italiano si crogiola , è sparito . Così , con terrore, ci siamo accorti al nostro risveglio, di vivere in una improbabile provincia di un Sudafrica di lontana memoria.
L'omicida e suicida Gianluca Casseri ha avuto, nella tragedia, un ruolo importante nel riunire sotto un'unica bandiera la comunità senegalese, il sindaco di Firenze e le più alte cariche politiche italiane e senegalesi. Un vessillo formato da mille colori, in un turbinio di convulsioni cromatiche di dubbia bellezza.
Il vessillo che ora garrisce al vento , su questa nostra straziata nazione, è il vessillo dell'ignominia e dell'ipocrisia meschina che non vuole darci tregua, nemmeno dinanzi alla morte .
Colui il quale urla a squarciagola di essere indignato per il gesto isolato di un uomo -non della popolazione di Firenze- , il governo senegalese, dovrebbe indignarsi per la sua politica di totale abbandono dei propri “figli” costretti consenzientemente (l'ossimoro è voluto) a vivere da schiavi e ad incrementare le fila del mondo dello sfruttamento dell'uomo , sino all'annientamento del più elementare diritto: la vita.
Il totale abbandono dello Stato del Senegal dei suoi venditori ambulanti gettati nel mercato nero , è una vergogna difficile da nascondere solo per l'odore nauseabondo che porta con sé. Nemmeno il sangue versato dalle due vittime e dai tre feriti gli è sufficiente a celarla .
Non possono esimersi dalle colpe nemmeno tutti quegli anti razzisti tout court del Bel Paese che difendono lo status quo del senegalese venditore ambulante e tutte quelle donne che si mettono in fila dinanzi al loro telo bianco gettato a terra nelle vie cittadine.
L'acquisto di una borsa di tale manifattura non farà altro che alimentare il fuoco della schiavitù che divora ogni essere vivente. Dietro al sorriso smagliante del venditore, sono nascoste le tenebre senza ritorno dello sfruttamento.
E il disprezzo “inconsapevole” verso la vita altrui di costoro diviene, magicamente, un “consapevole” gesto caritatevole verso i più bisognosi.
A Torino, nel quartiere Continassa, una ragazzina “simula” una violenza sessuale subita da due rom, corredata però da un referto medico che riscontra i segni della violenza (1).
Gli abitanti della zona si organizzano per un corteo di solidarietà che ben presto si trasforma in un attacco al campo rom della Continassa, noto obiettivo della manifestazione, già da qualche ora abbandonato e, evidentemente per questo motivo, non protetto dalla polizia.
La miscela esplosiva che da tempo cova nella zona a causa dei frequenti furti e altri piccoli reati, ha preso vita e arde all'interno del campo nomade.
Le fiamme divampano. L'odio ha preso forma. Una comunità si compatta e lascia che sia l'istinto a prendere il sopravvento.
Ed eccoci pronti ad indossare la toga per poter così sentenziare che la generalizzazione è blasfemia dettata dall'ignoranza , dall'esilio dell'intelletto dagli uomini.
Ma ...un attimo...sentiamo dei rumori, delle voci...provengono da Firenze , dalle sue strade secolari che trasudano arte e bellezza. Sono urla rabbiose, di uomini circondati da un'imponente servizio di polizia intervenuto a contenere la loro rabbia , che hanno visto assassinare due loro connazionali da un folle . Un pazzo. Di origine italiana...le parole scandite a gran voce ci assordano e assediano le nostre menti: “Italiani...Vergogna...Razzisti” mentre le toghe vengono riposte negli armadi...