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lunedì 22 agosto 2011

TEMPI MODERNI

Ero solito pensare che, una delle riminiscenze più ripudiate dal Popolo italiano della dittatura fascista, era la 'tessera' del Pnf. Così, perlomeno, la cantilena ripetuta più e più volte nelle aule di scuola , recitava.
Eppure, oggi, chi si reca al supermercato di fiducia, non dona il suo ribrezzo all'uso della sua carta fedeltà, anzi, con sorriso accondiscendente , risponde alla cassiera che “ovviamente” è in possesso della suddetta e gliela pone, mostrandosi soddisfatto di questa sua appartenenza al “marchio di famiglia”.
Naturalmente, il cittadino comune, è solito avere più di un supermercato come meta , perché da consumatore consapevole, attento ai suoi acquisti, si muove con abilità innata in mezzo alla giungla del tanto acclamato “libero mercato”. Dopotutto , l'istinto di sopravvivenza vince ogni cosa. E così, da una tessera passiamo a due, tre in un batter di ciglio...
Reputavo che quella tessera indigesta a molti nel dopoguerra, non era altro che un misero tentativo di distinguere coloro i quali partecipavano alla vita pubblica della Nazione, che , accondiscendendo alle leggi di un Governo forte, risoluto e a volte violento; erano parti integranti di un Sistema che concorreva , nei suoi palesati intenti , al benessere della società stessa, dei suoi cittadini. Alla fin fine , a dirla tutta, molti oppositori del 'regime' di Mussolini se ne andarono in esilio, posti fuori dai confini , lontani da quella 'tessera' che tanto odorava di dittatura.
E se una portava puzza di regime ...