Ero solito pensare che, una delle riminiscenze più ripudiate dal Popolo italiano della dittatura fascista, era la 'tessera' del Pnf. Così, perlomeno, la cantilena ripetuta più e più volte nelle aule di scuola , recitava.
Eppure, oggi, chi si reca al supermercato di fiducia, non dona il suo ribrezzo all'uso della sua carta fedeltà, anzi, con sorriso accondiscendente , risponde alla cassiera che “ovviamente” è in possesso della suddetta e gliela pone, mostrandosi soddisfatto di questa sua appartenenza al “marchio di famiglia”.
Naturalmente, il cittadino comune, è solito avere più di un supermercato come meta , perché da consumatore consapevole, attento ai suoi acquisti, si muove con abilità innata in mezzo alla giungla del tanto acclamato “libero mercato”. Dopotutto , l'istinto di sopravvivenza vince ogni cosa. E così, da una tessera passiamo a due, tre in un batter di ciglio...
Reputavo che quella tessera indigesta a molti nel dopoguerra, non era altro che un misero tentativo di distinguere coloro i quali partecipavano alla vita pubblica della Nazione, che , accondiscendendo alle leggi di un Governo forte, risoluto e a volte violento; erano parti integranti di un Sistema che concorreva , nei suoi palesati intenti , al benessere della società stessa, dei suoi cittadini. Alla fin fine , a dirla tutta, molti oppositori del 'regime' di Mussolini se ne andarono in esilio, posti fuori dai confini , lontani da quella 'tessera' che tanto odorava di dittatura.
E se una portava puzza di regime ...
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