“L’esistenza di una consistente
sperequazione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati da
Nicastri”
porta la Dia a sequestrare 1,3 miliardi
di euro al re dell'Eolico italiano, Vito, elettricista prima, ora
imprenditore di Alcamo.
Esulta e si congratula con tutto il suo
entourage , il direttore della Dia, Arturo De Felice , sottolineando
come questa operazione abbia portato al sequestro di beni più
cospicuo della storia d'Italia.
Gli uffici Dia di Palermo, coordinati
nelle indagini dalla procura di Trapani e dai magistrati della
Direzione antimafia di Palermo hanno voluto stringere il cerchio
intorno Matteo Messina Denaro, uno dei 5 maggiori ricercati al mondo.
Capo presunto di Cosa Nostra, è latitante da vent'anni. Secondo le
indagini, Vito Nicastri è l'uomo di appoggio di Denaro . O meglio,
Vito l'elettricista, ha contatti con gli uomini di Denaro perché
“non ci si muove in certi contesti e con quei volumi d'affari senza
avere contatti o collegamenti”, afferma il direttore della Dia De
Felice. E risponde, facendo trapelare l'ebrezza del sogno dorato, a
chi gli chiede se ora la cattura del boss trapanese sia più vicina :
“Siamo convinti che una confisca di
queste dimensioni toglierà benzina ad una macchina che ora dovrà
rallentare...Noi continueremo così, in silenzio e con attenzione ”.
Belle parole le sue, sconnesse però
dai fatti.
Andiamo avanti.
Leggiamo con interesse che :
“Scattano così i sigilli per 43 tra
società e partecipazioni societarie legate al settore della
produzione alternativa dell’energia elettrica, 98 beni immobili fra
ville e palazzine, terreni e magazzini, 7 fra autovetture, motocicli
e imbarcazioni e 66 cosiddette «disponibilità finanziarie» fra
conti correnti, depositi titoli, fondi di investimento e così via”.
L'elenco, non certo corto, non trova
fine, difatti si conclude con un 'semplice' così via.
Il cittadino onesto e limpido
d'intelletto s'aspetterebbe di leggere che l'elettricista Vito
Nicastri sia in attesa di giudizio per reati di mafia dietro ad un
anonimo e freddo blindo , vittima delle conte giornaliere delle
guardie carcerarie e del menù della casanza .
Niente di tutto ciò.
“In quanto 'Re' sarebbe inaccettabile
che varcasse la soglia di un istituto di pena” deve avere pensato
il giudice che ha disposto , per Nicastri , la sorveglianza speciale
con l'obbligo di dimora nel comune di residenza .
Come spesso accade in Italia, la
bilancia della Giustizia è truccata a favore della grande famiglia
che la governa: Mafia, Clero, Magistratura, Politica e Giornalismo
non sono altro che i rami dello stesso clan affiliato alla
plutocrazia apolide.
Chi con la sua azione delittuosa
inabissa la propria nazione a favore di interessi transnazionali che
tendono a sovvertire l'ordine sociale di una comunità di persone ,
rende servigio alla più potente e apparentemente imbattibile Stirpe
che la Madre Terra abbia mai conosciuto .
***
Il punto da focalizzare, per voi che
leggete, deve essere l'ammontare della confisca. Quella stessa cifra
decantata come brillante 'conquista' dall'ex questore di Ancora, ora
direttore della Dia, De Felice è per noi sinonimo di strazi e dolore
per decine di persone.
L'Uomo comune deve presto capire che
l'accumulo di ricchezze, soprattutto di queste dimensioni, in poche
mani all'interno di un'economia nazionale è indubbiamente il
velenoso frutto del furto ai danni della collettività.
Quanti lavoratori e, di conseguenza,
quante famiglie sono state rovinate -se non peggio- dalla sleale
concorrenza del Nicastri lungo la sua salita al potere?
Mai avremo una risposta esaustiva a
questo interrogativo.
L'infausto aspetto , da sempre
sottaciuto, è che se un uomo accentra ricchezze dà, a chi lo
conosce direttamente e indirettamente, il miraggio del benessere
terreno, bagnando il seme dell'invidia in lui, dando così origine al
circolo vizioso sul quale appoggia il succitato clan.
Nella lotta alla mafia , insegna il
Passato, bisogna colpire prima che si radicalizzi il fenomeno ,
punendo fieramente ogni atteggiamento ambiguo , distante dall'idea di
legalità e di Stato nazionale senza aspettare che il malvivente in
questione si arricchisca .
Tra la plutocrazia e la società civile
è in corso una guerra e la Mafia è un suo aspetto, tra i più
sanguinari e, fors'anche, spettacolari.
Rimanga monito per i posteri che per
ogni soldato caduto per la Libertà, il nostro urlo addolorato sale
al cielo per l'inestimabile perdita e perché consci che non sarà
mai sostituibile ; nel fronte opposto, quello dell'Oro, invece gli
uomini sono oggetti a cui non badare almeno finché nella seconda
linea gli affamati schiavi pullulano , pronti a sostituire i caduti
della prima, in cambio di una moneta d'oro.
E chi, in questo conflitto ricopre il
ruolo dell'imboscato furiere, la Storia riserva la peggio condanna: o
la 'stolta' agiatezza borghese in un mondo putrido o la fredda eterna
ombra nel mondo dei Giusti.
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