Un discorso che va contro gli interessi
nazionali, 'dettato' da chi tiene intelligenze con lo straniero.
Questo è il discorso del Presidente
della Repubblica , Giorgio Napolitano.
Un augurio affettuoso (un
inizio amaro nella forma) a tutti voi, uomini e donne
d'Italia, che vivete e operate in patria e all'estero, e in
particolare a quanti servono da lontano la nazione, in suo nome anche
rischiando la vita, come nelle missioni di pace (missioni
di guerra) in tormentate aree di crisi (create
ad hoc dall'Imperialismo).
Mi rivolgo a voi questa sera nello
stesso spirito del mio primo messaggio di fine anno, nel 2006, e di
tutti quelli che l'hanno seguito. Cercherò cioè ancora una volta di
interpretare ed esprimere sentimenti e valori condivisi, esigenze e
bisogni che riflettono l'interesse generale (dell'Alta
finanza) del paese . Guardando sempre all'unità nazionale
come bene primario da tutelare e consolidare. In questo spirito ho
operato finora, secondo il ruolo attribuito dalla Costituzione al
Presidente della Repubblica (pura ipocrisia).
Anche e ancor più in questo momento, alla vigilia di importanti
elezioni politiche, non verranno da me giudizi e orientamenti di
parte, e neppure programmi per il governo del paese, per la soluzione
dei suoi problemi, che spetta alle forze politiche e ai candidati
prospettare agli elettori.
Muoverò piuttosto dal bisogno che
avverto di una considerazione più attenta e partecipe della realtà
del paese, e di una visione di quel che vorremmo esso diventasse nei
prossimi anni (parla a nome della Plutocrazia).
Parlo innanzitutto di una realtà
sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da
quattro anni (la crisi , così come la
conosciamo noi, ebbe inizio nel 2001, da quando il presidente
americano Bush dichiarò guerra al terrorismo -sic- ) ci si
confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in
Italia. Da noi la crisi generale, ancora nel 2012, si è tradotta in
crisi di aziende medie e grandi (e talvolta, dell'economia di
un'intera regione, come ho constatato da vicino in Sardegna), si è
tradotta in cancellazione di piccole imprese e di posti di lavoro, in
aumento della Cassa Integrazione (un'agevolazione
statale data alle medie e grandi imprese che, nella cassa
integrazione, trova uno spiraglio finanziario) e della
disoccupazione , in ulteriore aggravamento della difficoltà a
trovare lavoro per chi l'ha perduto e per i giovani che lo cercano
(nessun cenno al lavoro interinale, vera
tortura psicologica per il cittadino salariato ma un'ulteriore
agevolazione per le grandi imprese). Per effetto di tutto ciò,
e per il peso delle imposte da pagare, per l'aumento del costo di
beni primari e servizi essenziali (parla come
se la colpa non fosse del governo, di ieri e di oggi) , "è
aumentata l'incidenza della povertà tra le famiglie" - ci dice
l'Istituto Nazionale di Statistica - specie "quelle in cui
convivono più generazioni.... Complessivamente sono quasi due
milioni i minori che vivono in famiglie relativamente povere, il 70
per cento dei quali è residente al Sud".Ricevo d'altronde
lettere da persone che mi dicono dell'impossibilità di vivere con
una pensione minima dell'INPS, o del calvario della vana ricerca di
un lavoro se ci si ritrova disoccupato a 40 anni (di
un suo interessamento per porre fine a questa situazione che tocca
milioni di nostri italiani , nessun cenno) .
Ma al di là delle situazioni più
pesanti e dei casi estremi (eh
già...sorvoliamo, presidente) , dobbiamo parlare non più di
"disagio sociale", ma come in altri momenti storici, di una
vera e propria "questione sociale" (una
crisi radicata ed accettata) da porre al centro
dell'attenzione e dell'azione pubblica. E prima ancora di indicare
risposte (sia mai), come tocca fare a
quanti ne hanno la responsabilità, è una questione sociale, e sono
situazioni gravi di persone e di famiglie, che bisogna sentire nel
profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare
umanamente partecipi ( qui, il discorso, appare
come un' omelia ) . La politica, soprattutto, non può
affermare il suo ruolo se le manca questo sentimento, questa capacità
di condivisione umana e morale. Ciò non significa, naturalmente,
ignorare le condizioni obbiettive e i limiti in cui si può agire (la
globalizzazione. Il presidente, in questo passo, afferma
esplicitamente l'assenza di una sovranità nazionale) - oggi,
in Italia e nel quadro europeo e mondiale - per superare fenomeni che
stanno corrodendo la coesione sociale.
Scelte di governo dettate dalla
necessità di ridurre il nostro massiccio debito pubblico obbligano i
cittadini (sacrosanta verità. I cittadini ,
gli innocenti , i non colpevoli diretti di questo 'massiccio debito
pubblico') a sacrifici, per una parte di essi (i
sacrifici dovrebbero essere della stessa portata per tutti, in un
contesto di Unità nazionale, come la chiama il Presidente)
certamente pesanti, e inevitabilmente contribuiscono a provocare
recessione. ( Ha inizio, l'apoteosi di
servilismo all'Alta finanza ) Ma nessuno può negare
quella necessità : è toccato anche a me ribadirlo molte volte. Guai
se non si fosse compiuto lo sforzo che abbiamo in tempi recenti più
decisamente affrontato : pagare gli interessi sul nostro debito
pubblico ci costa attualmente - attenzione a questa cifra - più di
85 miliardi di euro all'anno, e se questo enorme costo potrà nel
2013 e nel 2014 non aumentare ma diminuire, è grazie alla volontà
seria dimostrata di portare in pareggio il rapporto tra entrate e
spese dello Stato, e di abbattere decisamente l'indebitamento. C'è
stato cioè un ritorno di fiducia nell'Italia, hanno avuto successo
le nuove emissioni di Buoni del Tesoro, si è ridotto il famoso
"spread" che da qualche anno è entrato nelle nostre
preoccupazioni quotidiane.
E' dunque entro questi limiti (dettati
da chi , Presidente? Un Popolo non dovrebbe conoscere limiti,
soprattutto finanziari, per risolvere l'indigenza delle sue classi
sociali più deboli) che si può agire per affrontare le
situazioni sociali più gravi. Lo si può e lo si deve fare
distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento
indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico
sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va,
in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata
(il discorso è rivolto ai cittadini o al
Parlamento?). Decisivo è, nello stesso tempo e più in
prospettiva, far ripartire l'economia e l'occupazione non solo nel
Centro-Nord ma anche nel Mezzogiorno ; cosa - quest'ultima - di cui
poco ci si fa carico e perfino poco si parla nei confronti e
negl'impegni per il governo del paese (sul sud
Italia, abbiamo già scritto e lo ribadiamo ancora: “lo
stato di indigenza in cui vive il Meridione è dettato dall'agenda
parlamentare nostrana che, nel Sud , trova una fonte rinnovabile di
giovani da poter arruolare nell'esercito, per espletare il compito di
sudditanza nelle missioni di 'Pace' targate Onu o da utilizzare
nell'ordine pubblico. L'alternativa per la gioventù, che spesso non
è altro che il risultato di una infanzia negata, è 'arruolarsi' in
clan mafiosi ...”. In mezzo, la classe sociale degli Onesti,
viene stritolata) Uscire dalla recessione, rilanciare
l'economia, è possibile per noi solo insieme con l'Europa (si
spoglia della sua carica istituzionale per divenire semplice vassallo
della Lobby Europea) , portando in sede europea una più forte
spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione,
corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci
di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro,
giustizia sociale. L'Italia non è un paese che possa fare, nel
concerto europeo, da passivo esecutore ; è tra i paesi che hanno
fondato e costruito l'Europa unita (dal
cartello finanziario che opprime i popoli europei) , e ha
titoli e responsabilità per essere protagonista di un futuro di
integrazione e democrazia federale, che è condizione per contare
ancora, tutti insieme, nel mondo che è cambiato e che cambia.
Guardiamo dunque a questa prospettiva. Sta per iniziare un anno
ancora carico di difficoltà. Non ci nascondiamo la durezza delle
prove da affrontare, ma abbiamo (noi chi?)
forti ragioni di fiducia negli italiani e nell'Italia. Più di un
anno fa dissi a Rimini : si è nel passato parlato troppo poco "il
linguaggio della verità". Ma avere e dare fiducia "non
significa alimentare illusioni, minimizzare o sdrammatizzare" i
dati più critici della realtà : si recupera fiducia "guardandovi
con intelligenza e con coraggio. Il coraggio della speranza, della
volontà e dell'impegno" (si filosofeggia
allegramente).
Ebbene, penso che una maturazione in
questo senso ci sia stata, specialmente tra i giovani (quelli
presi a bastonate dagli uomini dello Stato italiano?). Sono
loro che hanno più motivi per essere aspramente polemici, nel
prendere atto realisticamente di pesanti errori e ritardi, scelte
sbagliate e riforme mancate, fino all'insorgere di quel groviglio ed
intreccio di nodi irrisolti che pesa sull'avvenire delle giovani
generazioni. I giovani hanno dunque ragioni da vendere nei confronti
dei partiti e dei governi per vicende degli ultimi decenni (buona
analisi temporale ma non s'è spinto sino alla genesi: la fine della
seconda guerra mondiale) , anche se da un lato sarebbe consigliabile
non fare di tutte le erbe un fascio e se dall'altro si dovrebbero
chiamare in causa responsabilità delle classi dirigenti nel loro
complesso e non solo dei soggetti politici.
E che dire poi dell'indignazione che
suscitano la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della
società, una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di
privilegi e di abusi - nella gestione di ruoli politici ed incarichi
pubblici - cui solo di recente si sta ponendo freno anche attraverso
controlli sull'esercizio delle autonomie regionali e locali? (prova
concreta di una completa alienazione dal suo ruolo) Importante
è che soprattutto tra i giovani si manifesti, insieme con la
polemica e l'indignazione, la voglia di reagire, la volontà di
partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade
(questa voglia di cambiamento è stata
SOPPRESSA nel sangue, dai corpi dello Stato). Perché in fondo
quel che si chiede è che si offrano ai giovani delle opportunità,
ponendo fine alla vecchia pratica delle promesse o delle offerte per
canali personalistici e clientelari. E opportunità bisogna offrire a
quanti hanno consapevolezza e voglia di camminare con le loro gambe :
bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di
istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di
un più avanzato sviluppo economico e civile.
Prospettare una visione per il futuro
delle giovani generazioni e del paese è importante fin da ora, senza
limitarsi ad attendere che nella seconda metà del 2013 inizi una
ripresa della crescita in Italia e adoperandosi perché si
concretizzi e s'irrobustisca (continua la sua
alienazione).
Ritengo si debba puntare a una visione
innanzitutto unitaria, che abbracci l'intero paese , contando sulla
capacità di tutte le forze valide del Mezzogiorno (quali
sarebbero queste forze valide? I singoli cittadini onesti, assai
numerosi in Meridione, sono lasciati alla mercé della Mafia, braccio
armato della Repubblica italiana e sono resi incapaci di organizzarsi
) di liberarsi dalla tendenza all'assistenzialismo, dai
particolarismi e dall'inefficienza di cui è rimasta assurdamente
vittima la gestione dei fondi europei (non sono
forse gli uomini dello Stato, a gestire questi fondi?).
Più in generale, una rinnovata visione
dello sviluppo economico non può eludere il problema del crescere
delle diseguaglianze sociali. Si riconosce ormai, ben oltre vecchi
confini ideologici, che esso è divenuto fattore di crisi e ostacolo
alla crescita proprio nelle economie avanzate. Porre in primo piano
quel problema diventa sempre più decisivo (ha
girato la manopola dell'acqua calda).
Nello stesso tempo, in momenti
impegnativi di scelta come quello della imminente competizione
elettorale è giusto guardare all'Italia che vorremmo nella pienezza
dei suoi valori civili e culturali. E quindi come paese solidale che
sappia aver cura dei soggetti più deboli, garantendoli dal timore
della malattia e dell'isolamento, che sappia accogliere chi arriva in
Italia per cercare protezione da profugo o lavoro da immigrato e
offrendo l'apporto di nuove risorse umane per il nostro sviluppo
(dopo aver delineato uno scenario apocalittico
ma reale , il Presidente, senza indugio alcuno, tratta il tema
dell'immigrazione. Siamo seri e superiamo certi steccati ideologici:
su una barca che sta andando a fondo, fareste salire altri passeggeri
solo perché disposti a pagare il biglietto?) Paese, quindi,
l'Italia, da far crescere aperto e inclusivo (i
fili delle lobby sono oramai sotto i riflettori) : già un
anno fa, avevamo 420 mila minori extracomunitari nati in Italia - è
concepibile che, dopo essere cresciuti ed essersi formati qui,
restino stranieri in Italia? E' concepibile che profughi cui è stato
riconosciuto l'asilo vengano abbandonati nelle condizioni che un
grande giornale internazionale ha giorni fa - amaramente per noi -
documentato e denunciato? (la domanda germoglia
da sola: ma lei, Presidente, dov'è?)
Ripresa e rilancio dell'economia e
avanzamento civile del paese non possono separarsi. Abbiamo norme e
forze dello Stato seriamente dedicate alla lotta contro la
criminalità organizzata, piaga gravissima non solo nel Mezzogiorno
(sarebbe tempo di chiudere con i vecchi
stereotipi: la criminalità organizzata è radicata in tutta Italia,
da nord a sud, da decenni, diversi decenni) : ma occorre
portare a fondo questo impegno facendo leva sull'apporto vigoroso di
energie della società civile per spazzare via ogni connivenza e
passività (Ribadiamo: la Mafia non è altro
che il braccio armato dello Stato. Non esisterebbe se non ci fosse
connivenza con i vostri palazzi. Basta accusare il Popolo).
Stiamo facendo, si deve dirlo, passi avanti nel campo dei rapporti e
dei diritti civili. Così con la legge che ha sancito l'equiparazione
tra i figli nati all'interno e al di fuori del matrimonio, e
segnalato esigenze di ulteriore adeguamento del diritto di famiglia
(diritto al disgregamento). O con le
nuove normative di questi anni per contrastare persecuzioni e
violenze contro le donne. Ho appena firmato la legge di ratifica
della convenzione internazionale rivolta anche a combattere la
violenza domestica: ma è impressionante, e richiede ancora ben
altro, lo stillicidio di barbare uccisioni di donne nel nostro paese
(una società lasciata orfana dalle proprie istituzioni, come può
acquisire educazione civile?).
Più che mai dato persistente di
inciviltà da sradicare in Italia rimane la realtà angosciosa delle
carceri, essendo persino mancata l'adozione finale di una legge che
avrebbe potuto almeno alleviarla (finché
esisteranno abusi giudiziari come la custodia cautelare e i tre gradi
di giudizio,Presidente. Breve inciso: con i tre gradi di giudizio,
tacitamente, si accusa il primo giudice di essere un incapace...).
Saluto, tuttavia, con compiacimento il fatto che per iniziativa della
Commissione parlamentare istituita in Senato si stia procedendo alla
chiusura - cominciando dalla Sicilia - degli Ospedali psichiatrici
giudiziari, autentico orrore indegno di un paese appena civile (non
si comprende se il Presidente viva in Italia o meno).
Ponte decisivo tra sviluppo economico e
avanzamento civile è la valorizzazione, in tutti i suoi aspetti - a
partire dal patrimonio naturale ed artistico - della risorsa cultura
di cui è singolarmente ricca l'Italia (
l'arte, in Italia, è stata privatizzata). E' stato un tema su
cui mi sono costantemente speso in questi anni. Apprezzo i buoni
propositi che ora si manifestano a questo riguardo, ma non dimentico
le sordità e le difficoltà in cui mi sono imbattuto in questi anni
a tutti i livelli. C'è qui un punto non secondario della riflessione
e del cambiamento da portare avanti. Vorrei tornare, ma non ne ho il
tempo - e quindi li richiamo solo per memoria - anche su altri motivi
di mio costante impegno durante il settennato. La sicurezza sui
luoghi di lavoro (con quelle leggi e corsi
onerosi che, insieme alla burocratizzazione, hanno inginocchiato il
datore di lavoro?), come parte di una strategia di
valorizzazione del lavoro, che è condizione anche per il successo di
intese volte a elevare la produttività e competitività del nostro
sistema economico. O il ruolo del capitale umano di cui disponiamo, e
le sue potenzialità su cui ho insistito guardando soprattutto a
risorse scarsamente impiegate o non messe in condizione di esprimersi
pienamente. E ancora una volta cito l'esempio di ricercatori, in
particolare donne e di giovane età, che hanno dato di recente prove
straordinarie in centri di ricerca europei come il CERN di Ginevra o
l'ESTEC dell'Aja o, con scarsi mezzi e molte difficoltà
burocratiche, in Istituti di ricerca nazionali (sempre
la solita domanda: dove ha la cittadinanza?). E qui non posso
non rivolgere un pensiero commosso e riconoscente alla grande figura
di Rita Levi Montalcini, che tanto ha rappresentato per la causa
della scienza, dell'affermazione delle donne, della libertà e della
democrazia (su Rita Levi Montalcini
bisognerebbe aprire un capitolo -o libro- a sé -i capitoli?
Cronossial , vivisezione, sionismo- tuttavia, questo suo elogio , dà
, se ancora non bastasse, prova di ingerenza straniera negli affari
di Stato)
In conclusione, mi auguro che molte
questioni da me toccate e soprattutto il senso di un'attenzione
consapevole e non formale alle realtà e alle attese sociali e civili
del paese, trovino posto nella competizione elettorale. Mi attendo
che ci sia senso del limite e della misura nei confronti e nelle
polemiche, evitando contrapposizioni distruttive e reciproche
invettive (l'invito alla calma e al rispetto
come simbolo di democrazia è anacronistico. Le elezioni riguardano
la vita di milioni di persone e non ci si può aspettare che due o
più fazioni opposte possano sedersi da Bruno Vespa a discutere , al
massimo, animatamente. Può succedere solo se le fazioni in corsa per
governare il Paese, non siano altro che specchietti per le allodole e
rispondono tutte ad uno stesso padrone: quello che avviene in
Italia). In special modo su tematiche cruciali ancora eluse in
questa legislatura - riforme dell'ordinamento costituzionale, riforma
della giustizia - non si può dimenticare che saranno necessari nel
nuovo Parlamento sforzi convergenti (come
sopra. In poche parole:tutti per uno , uno per tutti),
contributi responsabili alla ricerca di intese, come in tutti i paesi
democratici (...gli Stati Uniti e la loro
farsa Repubblicani Vs democratici?) quando si tratti di
ridefinire regole e assetti istituzionali.
Non si è, con mio grave rammarico
(immaginiamo...), saputo o voluto
(saputo o voluto...la differenza è enorme e come Capo dello Stato
dovrebbe ottenere la verità dai protagonisti della vicenda)
riformare la legge elettorale ; per i partiti, per tutte le
formazioni politiche, la prova d'appello è ora quella della qualità
delle liste (tristezza politica). Sono
certo che gli elettori ne terranno il massimo conto.
Al loro giudizio si presenteranno anche
nuove offerte, di liste e raggruppamenti che si vanno definendo.
L'afflusso, attraverso tutti i canali, preesistenti e nuovi, di
energie finora non rivoltesi all'impegno politico può risultare
vitale per rinnovare e arricchire la nostra democrazia, dare
prestigio e incisività alla rappresentanza parlamentare
(Politicamente corretto). Il voto del
24-25 febbraio interverrà a indicare quali posizioni siano
maggiormente condivise e debbano guidare il governo che si formerà e
otterrà la fiducia delle Camere.
Il senatore Monti ha compiuto una
libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico. Egli
non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come
senatore a vita (ma tu guarda. Prima Senatore a
vita , poco dopo, presidente del Consiglio di un governo tecnico ed
ora, incandidabile). Poteva, e l'ha fatto - non è il primo
caso nella nostra storia recente - patrocinare, dopo aver presieduto
un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che
prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti.
D'altronde non c'è nel nostro ordinamento costituzionale l'elezione
diretta del primo ministro, del capo del governo (rammarico...il
Parlamentarismo italiano non permette di addossare tutta la
responsabilità ad un'unica figura: ciò significherebbe
un'insurrezione popolare in caso di mancato raggiungimento degli
obiettivi prefissati in campagna elettorale. Ora, che i tempi sono
maturi -i cittadini odierni provano indifferenza alla politica e sono
piuttosto debosciati- potrebbe essere una strada praticabile)
.
Il Presidente del Consiglio
dimissionario è tenuto - secondo una prassi consolidata - ad
assicurare entro limiti ben definiti la gestione degli affari
correnti, e ad attuare leggi e deleghe già approvate dal Parlamento,
nel solco delle scelte sancite con la fiducia dalle diverse forze
politiche che sostenevano il suo governo. Il Ministro dell'Interno
garantirà con assoluta imparzialità il corretto svolgimento del
procedimento elettorale.
Le elezioni parlamentari sono per
eccellenza il momento della politica. Un grande intellettuale e
studioso italiano del Novecento, Benedetto Croce (redattore
del 'Manifesto degli intellettuali antifascisti' pubblicato il primo
maggio 1925 ma, il mese dopo, il 24 giugno , votò la fiducia al
Governo di Benito Mussolini. Emblema della filosofia
dell'opportunismo. Visse piuttosto beatamente il suo antifascismo in
Italia e, per non avere scocciature, partecipò alla 'Giornata della
Fede'. Nel dopoguerra, fondatore del Pli- Partito Liberale Italiano
votò per la Monarchia lasciando il suo partito, libero di
scegliere...), disse, all'indomani della caduta del fascismo :
"Senza politica, nessun proposito, per nobile che sia, giunge
alla sua pratica attuazione". E ancor prima aveva scritto,
guardando all'ormai vicina rinascita della democrazia : "i
partiti politici in avvenire si combatteranno a viso scoperto e
lealmente... e nel bene dell'Italia troveranno di volta in volta il
limite oltre il quale non deve spingersi la loro discordia".
L'insegnamento è anche oggi ben chiaro : il rifiuto o il disprezzo
della politica non porta da nessuna parte, è pura negatività e
sterilità. La politica non deve però ridursi a conflitto cieco o
mera contesa per il potere, senza rispetto per il bene comune e senza
qualità morale.
Con queste parole, mi congedo da voi
(non poteva trovare personaggio migliore per
concludere il suo discorso: Croce , ' l'imboscato della Storia').
Ho per ormai quasi sette anni assolto il mio compito - credo di
poterlo dire - con scrupolo, dedizione e rigore (?).
Ringrazio dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani, di
ogni generazione, di ogni regione, e di ogni tendenza politica, che
mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno.
A voi tutti, buon 2013!
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