Ad ennesima riprova di come l'Italia
sia sprofondata nel caos più totale, ci giunge in aiuto la campagna
mediatica che in questi ultimi mesi, ha tenuto banco nei salottini
del 'politicamente corretto': l'abolizione delle province.
Con un colpo di spugna al limite della
legalità, la classe politica nostrana ha pensato bene di accorpare
diverse province di tutto il territorio nazionale, per ridurre le
spese e mostrare che i tagli, il Governo, li sa fare e pure con un
certo stile.
Fare apparire l'abolizione delle
province come un mero discorso politico di trasparenza è
paragonabile allo specchietto utilizzato per fare cadere in trappola
le allodole.
Il principio base che ha dato il via
all'iter qui preso in esame, nasce dalla considerazione del fatto che
chi è stato chiamato a ricoprire un ruolo in provincia (consigliere
o portinaio, poco importa) non è stato prodigo al dovere.
In questi giorni, sui media ufficiali,
si fa a gara a pubblicare i dati più scandalosi , “come quello di
Napoli che in 3 anni -il Consiglio- si è riunito solo 57 volte [..]
e in media un consigliere su tre era assente”. (1)
“Via il dente, via il dolore” pare
essere la regola per le 'nefandezze provinciali'.
Una stretta di mano prima dei saluti e
tutto torna a posto.
Eppure, qualcosa sfugge.
Sfugge , innanzitutto, che , in un
Paese civile e dotato di buon senso, prima di chiudere 'baracca e
burattini' si sarebbero aperte istruttorie e portato sul banco degli
imputati chi ha commesso tali inadempienze, in secondo luogo si
sarebbe data origine ad una commissione d'inchiesta per valutare se
effettivamente tali enti siano inutili e, solo dopo un accurato
studio , si sarebbe dato inizio all'iter per l'abolizione delle
province.
Qualcuno, a dire il vero un po' meno
sornione di altri, non crede alla buona fede del Governo e denuncia
che che questa sia una manovra per 'tagliare le gambe' alla Lega Nord
di Bossi , la quale, ne uscirebbe disfatta visto che molti suoi
uomini si sono insidiati negli uffici provinciali finiti nel mirino
della manovra.
Pur riconoscendogli uno spirito critico
più accentuato di altri connazionali, l'analista in questione cade
in errore. I ruoli , teoricamente, sono temporali e , dopo la bufera
che si è abbattuta negli ultimi mesi sul partito del Senatur,
possiamo stare certi che molti uffici rimarranno spogli di simboli
padani alle prossime elezioni.
La realtà dei fatti, secondo il nostro
punto di vista, ci porta a pensare che l'operazione iniziata mesi or
sono, è esiziale per i cittadini italiani, più di quello che si
possa imamginare.
Viviamo in un'era dove il singolo
individuo viene rapito da quel senso di irrequietezza e di solitudine
che lo vede solo contro tutti, contro una mostruosa macchina chiamata
Burocrazia.
Non esiste un ente pubblico , in
Italia, dove il cittadino venga trattato come tale. Quando mettiamo
piede negli uffici pubblici , una sensazione sgradevole ci attanaglia
lo stomaco , facendo sentire la nostra presenza inopportuna.
Il muro invisibile che si para tra noi
e gli addetti statali è percepito come insormontabile dalla nostra
mente.
Code, aria viziata, l'automa allo
sportello privo di sorrisi, muri sporchi e apparecchiature
elettroniche inadeguate, fanno diventare i 'nostri' uffici pubblici
la tomba della nostra pazienza.
Tuttavia , non ce la sentiamo di
chiedere la loro abrogazione 'solo' perché esistono tanti esseri che
vegetano, pesando sulle nostre tasche , all'interno degli enti
provinciali.
Uno Stato se vuole essere accostato dal
termine 'Sociale' , deve intervenire a correggere la malformazione
che costringe questa pianta, nata sana, ad una esistenza da
parassita .
D'altro canto, il fondamento dal quale
trae origine la proposta di abolizione, è applicabile alla
Magistratura, alla Sanità e a tutto quello che riguarda la “Cosa
Pubblica” ma nessuno osa proferire parola .
Il malcostume dilagante e irrefrenabile
che domina all'interno dei tribunali , non comporta conseguenze ben
più gravi che un consiglio provinciale che si riunisce solo una
sessantina di volte in tre anni?
O vogliamo forse accostare il problema
'Province' agli ospedali italiani?
Perché nessuno propone un vero
intervento risanante ?
Non proponiamo sicuramente una
privatizzazione tuttavia chiediamo se il dilemma “Province Sì,
Province No, Meno Province” sia veramente di vitale importanza in
un momento critico come quello in cui stiamo vivendo.
Chiediamo ai lettori di riflettere su
questo .
Dopodiché vi proponiamo un'altra
analisi:
In Italia, esiste un Ente ben più
simile alla mignatta che non la Provincia e quell'Ente si chiama
Regione.
Un Ente a sé, che vive nell'ombra dei
contribuenti e che in cambio dona la sua immagine dirompente nei
capoluoghi italiani.
Fasti e decori sono i suoi crucci.
Stipendi da capogiro e poltrone su
prenotazione sono le sue caratteristiche.
Dal loro concepimento passarono
vent'anni prima di vedere la luce. Una gestazione più che mai
travagliata.
Perché allora non chiedere la loro
abolizione e con i soldi risparmiati, creare veri sportelli al
servizio del contribuente , più vicini al cittadino ?
Probabilmente perché , la Repubblica
italiana soffre d'orticaria quando sente nominare, anche solo
lontanamente, la parola Sociale.
[Forse, quando capiremo che tutto quello
che il Padrone fa non nasce da uno spirito di abnegazione per il suo
Schiavo ma solo per impossessarsi ogni giorno di più di un pizzico
della sua libertà, allora scopriremo il caldo sole della Libertà]
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